TSUNAMI RENDE | «Principe può ancora condizionare il Comune»

RENDE Sandro Principe non ha più incarichi pubblici e non è un amministratore. Eppure, secondo il giudice per le indagini preliminari che ha “firmato” il suo arresto è al vertice di «un sistema in grado anche di condizionare, con condotte di pressione, le persone informate sui fatti». È per questo che la misura degli arresti domiciliari è la più consona per l’ex sottosegretario. Per il gip «sussiste il concreto pericolo di reiterazione dei reati per i quali si procede con riguardo ai politici indagati», anche se Principe, Umberto Bernaudo, Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi e Rosario Mirabelli non ricoprono più cariche pubbliche. La loro assenza dal proscenio politico non li rende meno pericolosi: «Appare probabile – scrive il magistrato che Principe, anche per il tramite di Bernaudo, Ruffolo e Gagliardi, secondo il collaudato “sistema” ultradecennale», grazie all’accordo raggiunto con la cosca Lanzino-Ruà, «possa ulteriormente attivarsi per il condizionamento dell’attività politico-amministrativa del Comune di Rende».
Non è solo la politica, infatti, a provocare distorsioni amministrative. I nodi o, almeno, parte di essi stanno nella macchina burocratica. Perché «attualmente permangono presso il Comune di Rende dirigenti che hanno avuto rapporti e legami con Principe, come pure, nella società in house Rende Servizi permangono esponenti della cosca Lanzino-Ruà, ad eccezione di Michele e Umberto Di Puppo, sui quali fare affidamento». La coop è ancora inquinata e in Comune l’aura del politico si avverte ancora.

Pablo Petrasso
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