Quanto scrive il direttore Pollichieni sul lavoro della Commissione antimafia in Calabria richiede alcune doverose precisazioni.
Abbiamo sempre acquisito tutti i documenti relativi alle procedure d’accesso negli enti locali: da Reggio Calabria a Roma. La stessa cosa è avvenuta per Rende, e non ci sono state omissioni.
Nel nostro archivio c’è tutta la documentazione necessaria: dalla Relazione della commissione d’accesso (maggio 2013) a quella del prefetto di Cosenza contraria allo scioglimento (luglio 2013); dal decreto di conclusione del procedimento della Commissione d’accesso (settembre 2013) al decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del Comune in seguito alle dimissioni del sindaco (agosto 2013).
La Commissione parlamentare antimafia non ha il potere di nominare o spostare prefetti, questori, capi della polizia o dei carabinieri. Ma soprattutto non si capisce perché avrebbe dovuto destrare curiosità l’avvicendamento del prefetto di Cosenza, peraltro contrario allo scioglimento, e dei vertici di carabinieri entrambi avvenuti prima dell’insediamento della nostra Commissione. E comunque non si direbbe che le indagini della Dda di Catanzaro abbiano per questo subito contraccolpi.
Spetta invece alla Commissione condurre inchieste avendo come primi interlocutori le altre istituzioni, tra queste le prefetture e i magistrati nel rispetto dei reciproci poteri e competenze. Noi non estorciamo notizie né avanziamo pretese nei confronti degli inquirenti, chiediamo invece di fornire tutte le informazioni necessarie alle nostre inchieste, che si sviluppano su un piano diverso da quello della magistratura. Sono i nostri interlocutori che decidono se i materiali e le informazioni che ci forniscono devono restare segreti oppure no. E anche nella missione a Cosenza tutto si è svolto in un clima di reciproca collaborazione.
Quanto ai rapporti tra massoneria e istituzioni in Calabria e non solo, la nostra inchiesta è aperta, sentiremo tutte le voci utili, ma non sono i giornali a indicare tempi e modi del nostro lavoro.
*Presidente Commissione parlamentare antimafia
Grazie, presidente Bindi, per averci spiegato che le carte sono a posto. Non avevamo dubbi.
Tuttavia, sia un po’ meno renziana nel voler mettere in riga i giornali. Nessuno le detta il compitino, qualcuno le ha solo chiesto, ma sul punto neanche oggi risponde, come mai non ha ritenuto di sentire, dopo due anni dalla sua formale richiesta, il gran maestro della massoneria calabrese Amerigo Minnicelli. Voleva riferirle di infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle logge massoniche. Lo sta facendo davati ai magistrati della Procura distrettuale di Reggio Calabria che, saputa la cosa grazie ai giornali (ci sarà pure una ragione se molti giornalisti calabresi stanno sullo stomaco non solo alla politica e al Pd ma anche alla ‘ndrangheta), lo hanno convocato prontamente. (P.P.)
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