RENDE Lo tsunami che ha travolto la cittadina oltre il Campagnano sembra essere passato e la «bella Rende» – come la chiamava il suo “imperatore” – sembra riprendersi. Anche se l’inchiesta della Dda di Catanzaro, che lo scorso 23 marzo ha portato ai domiciliari l’ex sindaco Sandro Principe e altri esponenti politici assieme a presunti affiliati e boss della cosca Lanzino-Ruà, non è stato proprio un tifone passeggero. I magistrati della Distrettuale antimafia hanno svelato un sistema politico-mafioso che sembra essere stato per anni collaudato nell’amministrazione comunale. E, se nell’immediatezza degli arresti non si faceva altro che parlare dei big finiti nell’inchiesta, due giorni dopo la maxioperazione, a Roges (quartier generale di Principe) si respira una calma apparente. Nel sabato santo nei bar frequentati dall’ex assessore regionale e dal suo staff si cerca di parlare di altro. Si preferisce parlare della partita – tanto attesa – tra Cosenza e Lecce e non toccare proprio l’argomento politica, mentre quasi timidamente si sfogliano i quotidiani locali e nazionali che trattano ancora il caso Rende. Un caso che fa discutere soprattutto dal punto di vista politico ma non solo perché a leggere le carte della Dda molte attività commerciali erano sotto il controllo del “sistema politico- mafioso”. Alcuni, infatti, confermano quanto emerso dalle indagini: senza il “rais” qui non si muoveva una foglia. «Sandro Principe ha un controllo del territorio pazzesco», commentano.
Intanto Rende si prepara a vivere la Pasqua facendo come «se nulla fosse accaduto», ma «qualcosa di forte è successo». «Ora – dice qualcuno – vediamo che cosa succederà a Cosenza e Castrolibero».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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