CATANZARO Niente di nuovo sotto al sole per quanto riguarda la sanità in Calabria. Le buone notizie tardano ad arrivare se osservate con l’occhio del “Rapporto 2016 sul coordinamento della finanza pubblica” redatto dalla Corte dei Conti. Un dato su tutti dà il quadro della situazione di criticità in regione ed è la mobilità ospedaliera. Secondo i magistrati contabili, nel 2015 i ricoveri fuori regione in Calabria si attestano «su livelli particolarmente elevati», ed in aumento: il 20,1% rispetto al 19,3% del precedente esercizio.
Un altro indicatore, non meno significativo, delle carenze regionali è la misura dell’efficacia della rete dell’emergenza territoriale, riferito all’intervallo intercorrente tra la ricezione delle chiamate da parte della Centrale operativa e l’arrivo del primo mezzo di soccorso. Il tempo massimo dovrebbe essere inferiore o pari ai 18 minuti ma in Calabria si attesta sui 26 minuti. Insufficiente anche l’assistenza per le persone disabili e con problemi psichici: «Sempre nell’ambito dell’assistenza territoriale, il monitoraggio evidenzia una carenza generalizzata di dotazione di posti letti nelle strutture residenziali e semiresidenziali per disabili e nella dotazione di posti in strutture hospice (considerate insufficienti in Calabria, Campania, Piemonte). Risultano invece adeguati, con l’eccezione della Calabria, il numero di assistiti presso il Dipartimento di salute mentale».
Un dato positivo la nostra regione lo fa registrare – rispetto ai gravi deficit della media italiana – nel ricorso al taglio cesareo nei parti primari: 24,68%, poco al di sopra della soglia di riferimento del 20%.
Per quanto riguarda l’assistenza agli anziani «L’indicatore che misura la percentuale della popolazione ultra sessantacinquenne residente presa in carico da parte dei servizi di assistenza domiciliare integrata delle Asl e che tiene conto delle diverse modalità organizzative delle regioni, risulta nettamente insufficiente nel Lazio (0,8 rispetto al valore soglia di 1,8 per mille abitanti), in Campania (0,98), Puglia (1,59) e Calabria (0,31)».
Ma se la Calabria mostra parametri negativi rispetto all’assistenza domiciliare, per quanto riguarda l’offerta di strutture residenziali per anziani ha valori superiori alla media (7,4 per mille abitanti), insieme ad Abruzzo (7,1) e al Piemonte dove si raggiunge il 21,76.
REGIONI IN PIANO DI RIENTRO Per quanto riguarda le regioni in Piano di rientro, i magistrati contabili esprimono un provvisorio (in attesa dei verbali dei tavoli di monitoraggio) ma «tendenziale miglioramento nella gestione dei Piani di rientro». «Non mancano tuttavia criticità e limiti comuni a più realtà territoriali da cui potranno derivare ulteriori miglioramenti gestionali e nella qualità del servizio».
Per esempio, non è ancora risolta in regioni come Calabria, Campania, Sicilia e Molise, «la questione dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno che, oltre a comportare costi più elevati, non garantiscono adeguati standard di sicurezza». Altra criticità: «Non ancora completate in alcune regioni (Lazio, Campania, Calabria) le procedure di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni per il servizio sanitario, si rilevano ritardi diffusi nella definizione e perfezionamento del processo di sottoscrizione dei contratti con gli erogatori privati e la definizioni o nel rinnovo dei protocolli di intesa con Università statali o non statali. A questi si accompagnano ritardi nella fissazione delle tariffe e dei tetti di spesa, elementi essenziali della programmazione regionale. Difficoltà connesse, in alcuni casi (in particolare in Molise, Campania, Calabria e Lazio), a criticità riconducibili alla gestione del contenzioso insorto con i soggetti fornitori di beni e servizi».
Un altro tallone d’achille per le regioni in Piano di rientro sanitario sono i tempi medi dei pagamenti ai fornitori. Maglia nera per la Calabria che, tra tutte le regioni in Piano di rientro, fa riscontare i ritardi più elevati: oltre 474 giorni. Sulla Calabria c’è da dire che «incide ancora un pesante arretrato degli esercizi precedenti al 2013».
I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA Per quanto riguarda il punteggio complessivo della cosiddetta “Griglia Lea”, secondo il rapporto della Corte dei conti «delle otto regioni in Piano di rientro cinque sono risultate adempienti nel 2014: al Piemonte, che si è sempre situata ben al di sopra del limite previsto (con un “punteggio” complessivo pari a 200 rispetto alla soglia di 160) e alla Sicilia che ha superato tale valore già nel 2013, si aggiungono ora il Lazio (168), l’Abruzzo (163) e la Puglia (161) con un significativo miglioramento rispetto all’esercizio precedente, mentre il Molise si situa poco al di sotto (159)». La Calabria si situa fuori dalla cinquina virtuosa: «Si mantengono su livelli significativamente inferiori, ma comunque al di fuori dell’area definita “critica”, Campania (139) e Calabria (137)».
Per quanto riguarda la dotazione dei posti letto, facendo un raffronti con le altre regioni, la Calabri si trova al di sotto della soglia corretta per la mobilità: «Continua ad avere una dotazione totale di posti letto superiore al valore di riferimento (3,7 per mille residenti previsto dall’Intesa Stato-Regioni del 5 agosto 2014) il Piemonte, con 3,95 posti: il superamento del tetto complessivo è dovuto ad un eccesso di posti per le post acuzie (1,03 rispetto ad un intervallo di riferimento compreso tra 0,35 e 0,70).
Anche il Molise presenta una dotazione di posti letto superiore alla soglia (4,55 per mille residenti rispetto a 3,83, di cui 3,65 per acuzie e 0,9 per post acuzie). Inferiori alla soglia corretta per la mobilità risultano, invece, le restanti regioni: il Lazio, con 2,98 posti per gli acuti e 0,63 per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, l’Abruzzo (rispettivamente, 2,79 e 0,51), la Campania (2,8 e 0,33), la Puglia (2,81 e 0,35), la Calabria (2,29 e 0,48) e la Sicilia (2,85 e 0,4)».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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