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Boldrini omaggia il sindaco dell'accoglienza

RIACE Per il quarantesimo posto regalatogli dalla rivista statunitense Fortune, fianco a fianco con i grandi del mondo come il Papa o Tim Cook, Mimmo Lucano ha ricevuto i complimenti anche dalla pr…

Pubblicato il: 30/03/2016 – 10:54
Boldrini omaggia il sindaco dell'accoglienza

RIACE Per il quarantesimo posto regalatogli dalla rivista statunitense Fortune, fianco a fianco con i grandi del mondo come il Papa o Tim Cook, Mimmo Lucano ha ricevuto i complimenti anche dalla presidente della Camera, Laura Boldrini. In un tweet, la terza carica dello Stato sottolinea la soddisfazione per il riconoscimento ottenuto da Lucano, «precursore per accoglienza e inclusione».
Ma il sindaco noto per aver fornito casa, lavoro, futuro e speranza a tanti migranti giunti sulle coste calabresi, non sembra godere dello stesso favore tra i politici locali. «In realtà – ha detto in una recente intervista – quando discutono di immigrazione a livello regionale neanche mi chiamano. Per me è stata una delusione perché immaginavo che il governatore Mario Oliverio, che come me viene da una tradizione di sinistra, sarebbe stato più aperto al confronto.  Nel 2009, il vecchio presidente della Regione Agazio Loiero ha fatto approvare all’unanimità una legge conosciuta come Modello Riace. La presidente della Camera, Laura Boldrini, è venuta spesso da noi ed è nostra cittadina onoraria. Dalla Regione oggi non riusciamo neanche a farci ascoltare».

Di seguito pubblichiamo l’intervista a Mimmo Lucano realizzata da Alessia Candito per Repubblica:

C’è un italiano fra i 50 personaggi più influenti al mondo. Non ha incarichi di governo, né è a capo di un grande gruppo industriale. Il suo nome è Domenico Lucano e da tre mandati è il sindaco di un comune calabrese di poco più di duemila abitanti. Un quarto dei suoi concittadini non sono nati in Calabria. Arrivano dall’Afghanistan, dal Senegal, dal Mali, e da un’altra decina di paesi sparsi fra Asia e Africa, hanno rischiato la vita attraversando il Mediterraneo e a Riace ha trovato una casa. Per questo, si è guadagnato il quarantesimo posto nella classifica dei 50 personaggi più influenti al mondo della rivista Fortune, ed è gomito a gomito con personaggi come Angela Merkel, il papa e l’ad di Apple, Tim Cook. In passato invece, il sindaco Lucano ha fatto innamorare della sua Riace registi come Wim Wenders, che alla comunità ha dedicato anche il film “Il Volo”.  «Qui non ci sono centri d’accoglienza, qui noi diamo loro una casa vera», dice orgoglioso il sindaco Lucano. Ma la sua esperienza  in Calabria  non fa scuola. Quanto meno a livello istituzionale. Eppure, da quasi vent’anni, proprio grazie ai migranti,  il paese ha conosciuto una rinascita. Strade e case spogliate dall’emigrazione sono state ripopolate da una comunità multietnica che ha ridato vita e lustro anche agli antichi mestieri. I laboratori di ceramica e tessitura hanno riaperto le porte, ma anche bar, panetterie e botteghe hanno conosciuto nuova vita. Ha riaperto anche la scuola elementare, in passato chiusa per mancanza di studenti, è stato avviato un programma di raccolta differenziata grazie a due asinelli che si inerpicano per le strade strette del centro storico, mentre in paese hanno trovato lavoro anche mediatori linguistici e culturali «che altrimenti – dice il sindaco -avrebbero dovuto cercare lavoro fuori regione». Un modello – scrive Fortune – «che gli ha messo contro la mafia e lo Stato, ma è stato studiato e adottato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa». 
Lei è l’unico italiano in classifica. Si è chiesto come mai Fortune abbia scelto proprio lei?
«Sinceramente non so neanche chi abbia potuto proporre la candidatura. Forse una studentessa statunitense che ha lavorato su Riace, o una tv che si è occupata di noi. Ho saputo di essere stato inserito nella classifica di Fortune da chi mi chiamava per farmi i complimenti. Ma per me non è cambiato niente. Sono solo il sindaco di un piccolo paese che ci mette l’anima perché ha la sensazione di fare qualcosa di utile per le persone che vivono qui. Nonostante le difficoltà di un territorio condizionato da criminalità mafiosa, problemi ambientali, economici, dalla disoccupazione e dall’isolamento istituzionale, è un lavoro appassionante».
Qual era la vita di Mimmo Lucano prima di diventare sindaco di Riace?
«Per moltissimi anni, sono stato un insegnante. Adesso sono in aspettativa, ma non ho mai vissuto di politica. Tanto meno ho intenzione di farlo in futuro. Sono stato anche io un emigrante a Torino, a Roma, prima di tornare in Calabria. In questo modo ho fatto la scelta più difficile. Come tanti calabresi, avrei potuto fermarmi lontano da qui, costruire la mia vita al nord, ma la voglia di tornare a casa era troppo forte». 
Con quale scopo?
«Quando ero all’università, da militante del movimento studentesco pensavo di poter partecipare alla costruzione di un mondo diverso, migliore. Poi quella via in Italia si è smarrita, ma a me è rimasta la voglia di fare qualcosa di concreto per cambiare le cose. Ci ho provato a Riace, ma non è stato semplice. La prima volta che mi sono candidato, non mi ha votato neanche mio papà. Poi nel 1998, sulle nostre coste è sbarcato un veliero pieno di richiedenti asilo curdi. E quell’esperienza mi ha segnato molto e ha cambiato tutto».
Cos’è successo?
Anche grazie all’appoggio di Monsignor Bregantini, all’epoca vescovo di Locri che ha invitato ad aprire i conventi per accogliere i migranti, abbiamo avuto l’idea di utilizzare le case abbandonate del centro storico di Riace per dare ospitalità a un popolo in fuga. In paese non erano rimaste più di 400 persone, c’era una comunità che si spegneva giorno dopo giorno ed è rinata grazie agli ospiti. In seguito, Riace ha aderito al programma nazionale asilo ed è diventata luogo di transito di tantissimi migranti in fuga dai drammi del mondo. Questo ha dato speranza a chi è arrivato, ma anche alla comunità che li ha accolti».
Questa esperienza è servita da modello in Calabria?
«In realtà quando discutono di immigrazione a livello regionale neanche mi chiamano. Per me è stata una delusione perché immaginavo che il governatore Mario Oliverio, che come me viene da una tradizione di sinistra, sarebbe stato più aperto al confronto.  Nel 2009, il vecchio presidente della Regione Agazio Loiero ha fatto approvare all’unanimità una legge conosciuta come Modello Riace. La presidente della Camera, Laura Boldrini, è venuta spesso da noi ed è nostra cittadina onoraria. Dalla Regione oggi  non riusciamo neanche a farci ascoltare».
Si è mai pentito di essere tornato in Calabria?
«No, ma non è stata una scelta facile. Ho penalizzato anche la mia famiglia per questo. Io adesso mi trovo da solo, perché mia moglie è a Siena, i miei figli studiano a Roma. Però quest’esperienza, per quanto non pretenda di risolvere i problemi del sud Italia, da un contributo. Mostra che è possibile anche un altro modo di fare le cose». 

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