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Lucano, un gigante in mezzo ai nani

Tradotta in italiano, più o meno fa così: «Nani sono loro e vogliono tutti nani che vanno terra, terra, piedi e mani… qui non deve crescere che erba e solo erba. Alberi? Se proprio qualcuno tende…

Pubblicato il: 30/03/2016 – 11:41
Lucano, un gigante in mezzo ai nani

Tradotta in italiano, più o meno fa così: «Nani sono loro e vogliono tutti nani che vanno terra, terra, piedi e mani… qui non deve crescere che erba e solo erba. Alberi? Se proprio qualcuno tende a nascere lo prendono a sassate per non così crescere…».
È una vecchia poesia di Nicola Giunta che i reggini conoscono bene e che si dimostra quotidianamente attuale e calzante anche lontano da Reggio. In politica è ormai un vero e proprio manifesto: ogni elemento di novità viene massacrato sul nascere. Nel Pd, poi, è ormai regola fissa eliminare già nella culla qualsiasi elemento di novità tenda a imporsi. Si può anche concedere qualcosa all’anagrafe, aprire le porte a qualche quarantenne ingiallito o a qualche trentenne taroccato. Ma si tratta di mera cooptazione e non già di novità a tutto tondo.
Custode ferreo della regola, il governatore Mario Oliverio li ha rimessi in sella tutti. Non c’è vecchio arnese della politica calabrese che oggi non abbia conquistato un posto al sole grazie alla munificenza di chi ha vinto le primarie e sbaragliato le elezioni regionali, reggendosi sull’impostura di promuovere «una svolta epocale». Ernesto Magorno, lascia fare: sta sfogliando un ettaro coltivato a margherite canticchiando come Battisti («Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi…»).
Dalla Calabria che affonda ecco svettare, nitida e incontaminata, la figura di Mimmo Lucano. Fortune lo colloca, unico italiano, tra i 50 “potenti” della terra. La sua è la “potenza” dell’esempio, della coerenza, della tenacia. La potenza di chi i conflitti li governa con il dialogo e l’apertura, di chi mette l’economia a regime con la solidarietà e la cooperazione. Il quotidiano La Repubblica ne dà notizia in prima pagina e all’interno ospita un ampio servizio firmato da Alessia Candito. Una pagina di giornalismo fresco e ragionato, un lavoro come solo l’incontro di due diverse ma convergenti sensibilità, quelle di Mimmo e Alessia, possono confezionare.
Il Mondo incorona la potenza del lavoro di Mimmo Lucano, Laura Boldrini gli dedica un tweet che spopola sulla rete, nella sede romana della Stampa Estera, gli inviati si ritrovano per la presentazione del libro di Ignazio Marino ma discutono del riconoscimento che Fortune assegna all’ignoto sindaco di Riace. E la Calabria? Quella Calabria che è pronta a piegarsi davanti a falsi miti o darsi al primo imbonitore che passa? La Calabria del precariato continuo e delle faide di potere? Quella Calabria che festeggia con titoloni e raffiche di laudanti dichiarazioni ogni nomina politica e ogni riconoscimento semiculturale? La Calabria dell’antimafia a pagamento e della solidarietà pelosa? Niente. Silenzio assoluto. Anche gli addetti stampa del segretario regionale del Pd, che ormai non negano a nessuno poche righe di “felicitazioni vivissime”, su Mimmo Lucano tacciono.
È la prova: alcune esperienze vanno uccise in culla. Altro che sprizzare orgoglio e rivendicare calabresità, c’è da non dormire la notte al pensiero che si possa scoprire che esiste un amministratore serio e onesto. Che questo amministratore è anche capace e determinato. Sarebbe destabilizzante per questo quadro mellifluo e limaccioso che tiene tutto e tutti insieme, se dovesse venir fuori anche solo un dubbio: non siamo tutti uguali. Una alternativa c’è!

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