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Una traversata difficile tra fatica e speranze

REGGIO CALABRIA Mentre la nave entrava in porto hanno iniziato a cantare una preghiera per ringraziare di essere arrivati a toccare terra sani e salvi i 774 migranti salvati dalla nave Diciotti del…

Pubblicato il: 30/03/2016 – 16:00
Una traversata difficile tra fatica e speranze

REGGIO CALABRIA Mentre la nave entrava in porto hanno iniziato a cantare una preghiera per ringraziare di essere arrivati a toccare terra sani e salvi i 774 migranti salvati dalla nave Diciotti della Guardia costiera di Reggio Calabria. Una speranza che forse avevano già iniziato a perdere sui cinque gommoni – poco più che cinque gusci di noce – su cui hanno tentato di attraversare il Mediterraneo. «Le condizioni del mare sono decisamente ottimali, la temperatura del mare è molto alta. L’unica complicazione in cui siamo incappati è stata la presenza di una forte nebbia, che ha reso più difficili, non tanto le operazioni di soccorso quanto la ricerca – dice il capitano di fregata Gianluca D’Agostino – soprattutto nel caso dell’ultimo gommone.
Non avevamo avuto alcuna segnalazione, ma abbiamo notato una piccola anomalia sul radar. Per questo abbiamo deciso di fare un controllo più attento e dalla nebbia e venuto fuori quest’ultimo gommone». Adesso che la primavera è arrivata e il mare non è più una barriera color acciaio, la stagione degli sbarchi è ufficialmente riaperta. Sulle coste della Libia, migliaia di disperati in fuga alla Siria in guerra, dalle inquiete repubbliche centrafricane e subsahariane, ma anche da Paesi – forse a torto – considerati stabili come il Marocco, attendono da tempo di avere la possibilità di tentare la traversata.
E molti portano addosso i segni di quei mesi di permanenza, se non di prigionia. I visi scavati degli uomini, le gravidanze, spesso frutto di violenze, di troppe donne, gli occhi già vecchi degli adolescenti sono la denuncia silenziosa dei lager aperti alle porte dell’Europa. Ed è un’umanità dolente, ma che non sembra aver perso la speranza, quella che arriva al porto stremata dal caldo e dal sole e in silenzio si mette in fila per i controlli sanitari, l’identificazione, il trasporto. Il loro destino dipende da un numero. Un colpo di spillatrice e un bigliettino appuntato sul bavero indicano in quale centro saranno destinati. Per decisione del Viminale, i 774 arrivati oggi andranno a Taranto (400), Marghera (50), Terni (14), Perugia(15), Bologna (50) e Settimo Torinese (50). Venticinque sono destinati ad arrivare nelle Marche, in 75 saranno smistati fra le diverse province della Toscana, mentre 95 rimarranno in Calabria, dove saranno divisi fra Cosenza, Lamezia Terme e Reggio. Ma per tutti, questa non sarà che una tappa. La maggior parte di chi rischia la vita per attraversare il Mediterraneo non considera l’Italia un’opzione. È solo territorio di transito. Ma che rischia di diventare una trappola. Perché attorno le frontiere iniziano a chiudersi, mentre l’Europa si trasforma sempre più in una fortezza, in grado di guardare solo dentro se stessa e le sue paure.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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