REGGIO CALABRIA «L’Islam non ha nulla a che fare con il terrorismo». È questo il messaggio che ha voluto la comunità musulmana di Reggio Calabria, scendendo in piazza domenica pomeriggio per un corteo che dalla via Marina è defluito poi nell’Arena dello Stretto. Sotto un sole quasi estivo, reggendo bandiere tricolori e striscioni colorati a mano, donne, uomini e bambini hanno sfilato per dimostrare con i fatti la falsità della facile equazione che accomuna la religione islamica al terrorismo. «L’Isis è il cancro del corpo Islam» dice il professore di filosofia Abderrahim Zouhairi, chiamando il testo di uno degli striscioni tracciati con grafia ordinata ed elegante. «Noi siamo qui oggi per condannare gli attentati di Bruxelles e Parigi e mettere in chiaro che quello non ha nulla a che fare con la nostra religione. Anzi è un’offesa». In memoria delle vittime dei due attentati è stato osservato un minuto di silenzio che anche i bambini più piccoli hanno rispettato. «Ho vissuto più tempo in Italia di quanto non abbia vissuto in Marocco», dice Fatima, 40anni di cui oltre ventisei passati in Italia, scesa in piazza oggi con tanta voglia di parlare, di spiegare. «Io sono qui per l’essere umano in generale, non per il marocchino, l’italiano, il tedesco o l’indiano, per dire che fare del male agli esseri umani è come fare del male a se stessi». Sulla stessa linea, le parole di Sadia «Non possiamo accettare l’Isis, non possiamo accettare quello che fa l’Isis. I nostri figli sono italiani, hanno fatto le scuole qui, oggi sono all’università. Per questo oggi abbiamo scelto di venire qui a manifestare. La nostra coscienza è pulita, noi vogliamo solo pace».
Alessia Candito
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