BOLOGNA Il giudice del rito abbreviato di “Aemilia” Francesca Zavaglia si pronuncerà nella prossima udienza, venerdì, sulla richiesta del difensore di Giuseppe Giglio, imputato divenuto collaboratore di giustizia, di essere sottoposto a interrogatorio nel processo contro la ‘ndrangheta in Emilia Romagna. Per Giglio, ritenuto uno degli organizzatori dell’associazione mafiosa contestata dalla Dda di Bologna, i pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi hanno già chiesto una condanna a 20 anni.
Ora, dopo la decisione di collaborare con gli inquirenti, il nuovo difensore dell’imprenditore calabrese, l’avvocato Luigi Li Gotti, spera che il proprio assistito possa accedere all’attenuante speciale, conseguente alla scelta fatta. Anche per questo il legale ha prodotto, con il parere favorevole dell’accusa, le prime trascrizioni delle dichiarazioni rese dal pentito: verbali che non dovrebbero però essere utilizzabili in senso contrario agli altri imputati dell’abbreviato, giunto ormai alle battute finali. Mentre a Reggio Emilia, infatti, è appena cominciato il dibattimento per 147, il 22 aprile a Bologna si dovrebbe chiudere con i riti alternativi, 71 abbreviati, tra cui quasi tutti i vertici dell’associazione e una ventina di patteggiamenti.
Nella prima udienza a Palazzo Baciocchi, sede della Corte di Appello di Bologna, dove si è trasferito il processo dopo la scadenza dell’affitto del padiglione speciale della fiera, si è discussa la richiesta di interrogatorio del difensore di Giglio, non presente neppure in videoconferenza. Lo stesso avvocato Li Gotti ha tenuto poi la propria arringa difensiva. «Ho manifestato – ha detto al termine ai cronisti – perplessità per la contestazione del ruolo di organizzatore». Secondo Li Gotti Giglio fu infatti inizialmente un imprenditore vittima della ‘ndrangheta, che lo voleva uccidere perché doveva loro dei soldi, dopo di che iniziò a collaborare perché “esperto” in false fatturazioni.
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