LOCRI L’ex presidente Ferdinando Armeni non ci sta ad essere additato come il regista di una «montatura»; per lui le minacce ricevute dalla sua ex squadra, lo Sporting Locri, sono reali e concrete, per questo ha intenzione di opporsi a un’eventuale archiviazione. La richiesta, avanzata dai magistrati di Locri al gip, è stata anticipata dal procuratore capo Luigi D’Alessio ai microfoni della Tgr Calabria, sottolineando: «Il rilievo mediatico credo sia stato dato da chi ha denunciato questa cosa prospettandola in un determinato modo, assurgendo a vittima di queste minacce, ma in questo modo ha trovato una comoda via di fuga». Parole che non sono piaciute per nulla ad Armeni, che si è detto «sorpreso dalle dichiarazioni del procuratore D’Alessio perché, pur utilizzando il condizionale, arriva a parlare di montatura e mi dispiace aver dovuto apprendere la notizia dalla stampa». L’ex presidente dello Sporting, contro cui – già nell’immediatezza dei fatti – si erano espresse duramente le sue ex giocatrici, di definisce «estraneo ai fatti e – sostiene – sono fortemente convinto della denuncia che ho fatto e andrò fino in fondo, perché la verità si deve sapere». Per Armeni, sono stati i media a travisare le parole del procuratore capo di Locri, che – a detta dell’ex presidente dello Sporting – «probabilmente intendeva dire che non ci sono delle prove certe per poter andare avanti, quindi non si può far altro che chiudere il caso, ma arrivare a dire che io abbia prodotto quei pizzini è una forzatura». E per questo rivendica: «Io mi sento tranquillo perché ho la coscienza a posto, solo mi domando perché stia succedendo questo. Né io, né i miei dirigenti abbiamo mai parlato di ‘ndrangheta, ci siamo affidati a investigatori ed inquirenti». Adesso da loro però non arrivano le risposte che Armeni vorrebbe. Al contrario. Nell’annunciare la richiesta di archiviazione per il caso Sporting, D’Alessio lascia ampiamente intendere che solo per mancanza di sufficienti elementi per andare a giudizio si è deciso di non procedere contro Armeni. Al riguardo, il procuratore ha infatti specificato «posso anche pensare che sia una montatura, ma è meglio una buona archiviazione che un pessimo rinvio a giudizio, perché poi un’assoluzione fa dell’indagato una vittima». Ma Armeni è determinato a insistere. «Quando ci verrà notificata – annuncia – faremo opposizione all’archiviazione perché non può passare che sia stato tutto una montatura e che questi pizzini, queste minacce siano stati autoprodotti, perché è qualcosa di calunnioso. Noi siamo vittime, siamo parte lesa e la nostra immagine deve essere assolutamente tutelata».
a. c.
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