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Due nuovi pentiti per il processo Leonia

REGGIO CALABRIA Anche i nuovi collaboratori di giustizia della Dda reggina Enrico De Rosa e Mario Gennaro dovranno sfilare di fronte al tribunale di Reggio Calabria al procedimento Leonia, scaturit…

Pubblicato il: 11/04/2016 – 19:14
Due nuovi pentiti per il processo Leonia

REGGIO CALABRIA Anche i nuovi collaboratori di giustizia della Dda reggina Enrico De Rosa e Mario Gennaro dovranno sfilare di fronte al tribunale di Reggio Calabria al procedimento Leonia, scaturito dall’inchiesta che ha svelato come il clan Fontana abbia per anni controllato, per conto del direttorio della ‘ndrangheta reggina, la municipalizzata Leonia. Lo hanno deciso i giudici al termine di una lunghissima camera di consiglio, all’esito della quale hanno anche stabilito l’acquisizione dei memoriali redatti dal pentito Nino Lo Giudice nei mesi in cui si è allontanato dal programma di protezione, come l’esame di diversi ufficiali di polizia giudiziaria a riscontro delle dichiarazioni dei collaboratori. Agli atti dell’inchiesta i giudici hanno deciso che finiscano anche le sentenze, ordinanze e note del Dap indicate dal pm Giuseppe Lombardo, come pure le autorizzazioni rilasciate alla ditta “Reggio Maceri”. È stata invece respinta la richiesta delle difese di ascoltare il pentito Salvatore Aiello, ex direttore tecnico della Fata Morgana, società municipalizzata che si occupava della raccolta differenziata a Reggio Calabria come in altri comuni del circondario, ma anche di costruzione di impianti per il trattamento, valorizzazione e la collocazione temporanea e definitiva dei rifiuti, bonifica dei siti contaminati da attività di smaltimento di rifiuti, manutenzione e altri servizi. 
Si tratta di elementi – ha spiegato il pm Giuseppe Lombardo – fondamentali per completare il quadro accusatorio dell’inchiesta nella quale l’accusa tenta di dimostrare come le municipalizzate siano state fin dal principio preda del direttorio dei clan. Proprio quel business – secondo l’inchiesta – è stato basilare per cementare gli equilibri stabiliti al termine della seconda guerra di ‘ndrangheta. Per questo, nel tempo i De Stefano, i Tegano e i Condello hanno nel tempo rivendicato per sé quel business fin troppo redditizio che in principio era stato affidato ai Fontana. Un diktat cui i Fontana si sarebbero piegati. A loro – ha svelato proprio l’indagine Leonia – sarebbe rimasta la gestione operativa e una quota dell’infinito business delle false manutenzioni foraggiato con i fondi del Comune. Ma il “tesoro” delle municipalizzate sarebbe passato – interamente – in mano all’élite della ‘ndrangheta reggina, che proprio grazie a quelle società mantenute dallo Stato ma gestite da privati compiacenti, avrebbe consolidato la propria supremazia.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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