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Lamezia Terme, dissequestrata parte del patrimonio di Franco Perri

LAMEZIA TERME Il Tribunale del riesame di Catanzaro si è espresso in merito al sequestro dei beni della famiglia Perri. Un sequestro avvenuto lo scorso 21 marzo, attraverso l’operazione “Nettuno” e…

Pubblicato il: 11/04/2016 – 20:48
Lamezia Terme, dissequestrata parte del patrimonio di Franco Perri

LAMEZIA TERME Il Tribunale del riesame di Catanzaro si è espresso in merito al sequestro dei beni della famiglia Perri. Un sequestro avvenuto lo scorso 21 marzo, attraverso l’operazione “Nettuno” e il cui valore venne calcolato in circa 500 milioni di euro. Per ordine del gip di Catanzaro, sotto sequestro finirono il centro commerciale “Due Mari” di Maida, l'”Ipermercato Midwai S.r.l.”, con sede in Lamezia Terme, contrada Spanò Snc e “La Nuova Nave Srl”, con sede in Lamezia Terme, Via Colelli, più ulteriori beni mobili e immobili come automezzi, rapporti bancari, quote societarie, appezzamenti di terreni, appartamenti, fabbricati.
Il Tdl ha stabilito il mantenimento del sequestro di una parte del patrimonio e l’annullamento di una parte delle disposizioni del gip.
Il Tribunale della libertà ha confermato il sequestro dell’intero «patrimonio aziendale della società “Centro commerciale Due Mari Srl”, con sede in Lamezia Terme […] come riportato al punto 66 dispositivo decreto 7 marzo 2016, nonché alle quote sociali intestate alla F.P. Holding Srl e a Perri Pasqualino come riportato al punto 67 del dispositivo decreto del 7 marzo 2016 e al punto 1 del dispositivo decreto del 8 marzo 2016».
In una nota, i legali della famiglia Perri – gli avvocati Francesco Pagliuso, Salvatore Staiano e Gianfranco Giunta – sostengono che «il Tribunale del riesame ha quasi completamente annullato il decreto di sequestro delle aziende della famiglia Perri. Rimangono libere da vincoli altre aziende» sottoposte al decreto dal Gico di Catanzaro lo scorso 21 marzo, su richiesta della distrettuale antimafia. Secondo gli inquirenti Franco Perri – indagato nel procedimento Andromeda – sarebbe un referente del clan Iannazzo di Sambiase. E, secondo gli inquirenti, Accurati accertamenti economico-patrimoniali nei confronti di 65 persone fisiche e 44 persone giuridiche avrebbero permesso di svelare una fitta rete di rapporti e cointeressi tra gli affiliati e società. Ma di recente Franco Perri si è difeso nel corso di una conferenza stampa: «Non abbiamo nulla da nascondere – ha detto –, tutte le verifiche della Finanza e dell’Agenzia delle entrate non hanno prodotto nulla. Non mi sono arricchito, ma ho reinvestito».
E poi si è dissociato dall’accusa di aver stretto legami con la cosca Iannazzo: «Non ho mai pagato il pizzo, sono una vittima di ‘ndrangheta, non un colluso. Ho ricevuto teste di capretto, hanno appiccato il fuoco alle mie attività. Ho fatto condannare un uomo per aver trafugato la bara di mio padre. E non sono mai stato tutelato dalla polizia giudiziaria».

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