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Governance Unical tra scarsa trasparenza e autoferenzialità

Giovedì 7 aprile, come ci si aspettava, è stato confermato quasi in toto il consiglio di amministrazione. Unica eccezione, la nomina della dottoressa Gloria Tenuta quale sostituta del cavalier Pipp…

Pubblicato il: 12/04/2016 – 10:40

Giovedì 7 aprile, come ci si aspettava, è stato confermato quasi in toto il consiglio di amministrazione. Unica eccezione, la nomina della dottoressa Gloria Tenuta quale sostituta del cavalier Pippo Callipo, il quale non aveva riproposto la sua candidatura.
Designazione, anche questa, quasi preannunciata perché il Magnifico aveva auspicato che fosse una donna a sostituire Callipo.
Nell’Università, ovvero in un’Istituzione in cui ogni tipo di attività svolta dovrebbe essere vettore di valori quali rispetto, partecipazione, democrazia, si rafforza sempre più l’attuale modello organizzativo – presenza della sola, certamente importantissima, prima fascia della docenza – che, di fatto, diviene strutturale.
La conferma di quanto sopra dichiarato è validata dalla modifica di Statuto approvata nella seduta del pomeriggio del 5 aprile scorso e preceduta dal parere favorevole del Consiglio di amministrazione nella mattina dello stesso giorno.
Senza alcuna informazione preventiva, senza condivisione da parte dell’ateneo, alla vigilia della designazione del nuovo consiglio di amministrazione, il Senato accademico a maggioranza ha approvato l’allineamento del mandato rettorale alla designazione dei membri del Consiglio, ratificando uno spoil system che riguarda anche il direttore generale.
Approvazione, tra l’altro, in stridente disarmonia con la conferma del precedente Consiglio composto sotto il rettorato del professor Latorre, qualche mese prima dell’elezione del professor Crisci.
Ci si chiede, in ragione della tanto sbandierata trasparenza, se non sarebbe stato più opportuno continuare a garantire la terzietà del Consiglio, designato tra l’altro in base a requisiti di competenza.
Nello specifico, al Senato – deputato alla valutazione dei curricula e fra i cui membri siede, con grande probabilità, il futuro rettore – mancava solo questa ciliegina per completare quel processo di autoreferenzialità che tanto ha contraddistinto e continua a contraddistinguere la nostra Università e le altre Università italiane.
La modifica, da poco approvata, fa seguito all’altra che ha concesso, qualche tempo fa – secondo un’interpretazione estensiva della legge 240/10 – agli ex presidi di candidarsi al Senato Accademico, per la terza volta consecutiva.
Risulta evidente che la carta statutaria, faticosamente passata attraverso ampie e laceranti discussioni, sia stata modificata in assenza di confronti e condivisioni.
Un altro dato, evidenziato dalle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Usb, che ci preme sottolineare, è che il calo di interesse per le candidature interne ed esterne, relative al Consiglio di amministrazione, sia il segnale più evidente e più preoccupante della mancanza di fiducia della comunità universitaria e del territorio nei confronti della governance dell’ateneo.
Parrebbe, infatti, che la composizione del Consiglio di amministrazione non dipenda dai curricula ma da logiche spartitorie di alcuni “Settori”, che sarebbero pur sempre rappresentazione di interessi particolari.
A tal proposito, sarebbe interessante capire se, nella riconferma del Consiglio, abbia avuto considerazione la costanza nelle presenze alle sedute dell’organo, testimonianza di accettazione della responsabilità assunta.
In ragione del senso di appartenenza che ci lega all’ateneo ma anche al territorio e, in ragione delle logiche di trasparenza e di assennatezza, sarebbe quanto mai opportuno avviare, sin da subito, una discussione al fine di poter rivisitare, nella parte riguardante la governance, la carta statutaria.

*Lorella de Buono, Francesco Grandinetti, Rocco Malivindi, Salvatore Ricchio, Gianluca Scarpelli

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