Grande attenzione da parte del pubblico di Vinitaly per l’evento organizzato dalla Regione Calabria, dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, in collaborazione con l’Associazione dei produttori Megale Hellas, e con il patrocinio dei Comuni Bianco e Casignana, dedicato al celebre vino Greco di Bianco Doc e alla sua storia millenaria. Durante l’evento sul tema “Il Greco di Bianco Doc: dai versi di Esiodo al mito” ospiti illustri hanno guidato un focus di taglio storico circa l’origine di questo vino passito da meditazione che, insieme al Mantonico di Bianco, rappresenta l’eccellenza nel panorama vitivinicolo italiano. Un’occasione di incontro e dibattito per sensibilizzare circa la rilevanza della ricerca multidisciplinare per arricchire sempre più le conoscenze in merito a questo vino resistito a oltre 2000 anni di storia. Il Greco di Bianco ha infatti origini antichissime. Gli studi dicono che abbia origine da un tralcio portato da coloni greci sbarcati nel VIII secolo A.C. presso Capo Zefiro. “Bianco”, nome che richiama anche le caratteristiche del territorio dedicato alla coltivazione, un piccolo fazzoletto di terra caratterizzato dalla presenza di una particolare e rara varietà di marne bianche detta “agghiocana”, di natura calcareo-argillosa, ricca di minerali ed oligoelementi che ne conferiscono la peculiarità. All’evento ha preso parte il professore Attilio Scienza, dell’Università di Milano, che ha relazionato a proposito dei suoi numerosi studi di taglio archeologico storico, mettendo in risalto le qualità eccezionali di questo vino di origine greca che non ha perso nei millenni le sue caratteristiche, conservando elementi di continuità che contribuiscono a differenziarlo. Nella lavorazione delle uve si segue infatti ancora l’antico procedimento descritto dal poeta Esiodo (VII a.c.): «Quando Orione e Sirio giungono a mezzo del cielo e l’aurora delle rosee dita vede Arturo, allora, o Perse, spicca e porta a casa tutti i grappoli: li terrai al sole per dieci giorni e per dieci notti, per cinque invece all’ombra; al sesto giorno poi, porrai nei tuoi vasi i doni di Dioniso giocondo». Durante l’incontro, il professore Scienza ha approfondito gli aspetti genetici relativi al vitigno, evidenziando come gli aspetti microclimatici, pedologici e l’appartenenza ad una nobile famiglia determinino caratteristiche immutate nel tempo. All’evento ha preso parte inoltre il professore Rocco Zappia, dell’Università di Reggio Calabria, che ha guidato il pubblico in un racconto a proposito della storia “recente” di questo vino, a partire dal 1900. Zappia ha inoltre messo in luce i numerosi riconoscimenti ottenuti da questo vino nella storia, al di fuori dei confini nazionali, a dimostrazione della sua suprema qualita’. L’evento si e’ concluso con la degustazione di tre cantine diverse, accompagnata con torrone della tradizione pasticcera ionica.
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