REGGIO CALABRIA Sono durate oltre dieci ore le operazioni di identificazione e smistamento dei 558 migranti arrivati oggi a Reggio Calabria a bordo della nave della Marina militare “Cicala Fugosi”. Soccorsi nel canale di Sicilia assieme ad altri quattromila migranti recuperati nel corso delle ultime quarantotto ore, dopo quasi un giorno e una notte di navigazione, per ore hanno dovuto attendere sul molo di poter proseguire il viaggio verso i centri d’accoglienza individuati dal Viminale.
NUOVE PROCEDURE Da oggi, una nuova direttiva ministeriale obbliga la sezione Immigrazione della Questura non solo all’identificazione dei migranti sbarcati, ma anche alla loro schedatura con tanto di foto segnaletica e impronte digitale. Tutte operazioni che non è possibile fare – quanto meno per adesso – sul molo. Per questo motivo, dopo i controlli sanitari di rito, a blocchi di circa cinquanta persone, i migranti vengono trasferiti in Questura, dove vengono fotografati e schedati. Tutte operazioni pretese dall’Europa e introdotte dal Ministero, ma che per più di uno sono a margine dell’incostituzionalità. Chi arriva – chiedono da più parte i comitati – non ha commesso nessun reato, anzi la maggior parte dei migranti sono in possesso di documenti regolarmente emessi dal loro paese d’origine, perché devono essere schedati come criminali? Domande che da tempo rimangono senza risposta, ma che oggi sul molo nessuno si pone. Non c’è tempo.
TEMPI DILATATI Le nuove procedure hanno complicato enormemente il lavoro e dilatato a dismisura i tempi. Secondo calcoli approssimativi ed empirici, le nuove procedure di schedatura portano via dai dieci ai quindici minuti per persona, escluso il trasferimento dal porto. Risultato, un’infinita dilatazione dei tempi di gestione di chi arriva, come delle ore di lavoro del poco personale incaricato di occuparsi dello sbarco, ma anche, se non soprattutto, un sensibile peggioramento delle condizioni di chi è costretto ad attendere ore sul molo, prima di poter proseguire il proprio viaggio. Per adesso, il tempo è clemente e come sempre le associazioni di volontariato fanno quello che possono per alleviare la permanenza, soprattutto dei più piccoli. Quando nessun gioco arriva nelle scatole di vestiario e beni di prima necessità che i volontari si preoccupano di reperire prima che i migranti sbarchino, anche un guanto gonfiato a dovere può diventare un palloncino in grado di far sorridere un bimbo spaventato.
PREOCCUPAZIONE PER IL FUTURO Ma con il passare delle settimane e le temperature sempre più calde in arrivo, i più sanno che sarà difficile obbligare centinaia di persone a rimanere inchiodate sul molo. Ma soprattutto temono che l’inasprirsi dei controlli preteso dall’Europa, che alza muri e rimane sorda a un’emergenza umanitaria divenuta cronaca stantia, possa guastare quel clima di “rodata serenità” che volontari e forze dell’ordine negli anni sono riusciti a costruire. Da quando Reggio Calabria è diventata uno dei principali punti di approdo delle navi incaricate dei recuperi, non si è mai verificato alcun problema durante gli sbarchi. Al contrario, c’è stato chi come A. – una tredicenne che durante la navigazione ha perso tutta la propria famiglia – che su quel molo ne ha trovata una nuova nei volontari che l’hanno accolta e le hanno dato casa. O chi come Lamlam, la bimba eritrea nata a bordo della nave Orione, approdata esattamente un anno fa a Reggio Calabria e che tutti hanno voluto tenere in braccio, vezzeggiare, coccolare. Storie che sono divenute patrimonio di quella famiglia allargata che si è creata su quel molo, che vede oggi la propria traballante serenità minacciata da chi pretende di trasformare un porto in una fortezza.
SCHEDATURA E SMISTAMENTO E dunque lentamente, con forse anche con un pò di preoccupazione, oggi le procedure di identificazione e smistamento sono andate avanti. Dopo la schedatura, i migranti sono partiti verso i centri individuati dal ministero dell’Interno. Solo 145 rimarranno in Calabria, distribuiti fra Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria. Per tutti gli altri, il viaggio continua. E si preannuncia lungo. In 53 andranno in Veneto, a Marghera, altri 55 in Piemonte, a Settimo Torinese, 50 saranno ospitati in Lombardia, a Bresso, altri 29 in Valle d’Aosta, ad Aosta, poi 25 in Emilia Romagna, a Bologna, 29 in Umbria, di cui 14 a Terni e 15 a Perugia, 26 in Toscana, 25 nelle Marche, 25 in Abruzzo, tra Chieti e Pescara, 100 in Campania, fra Avellino, Salerno e Napoli. L’ultimo pullman ha lasciato Reggio Calabria, quando erano da poco passate le 19. Solo allora, i gli uomini della Questura hanno potuto staccare da un turno iniziato interminabili ore fa e i volontari sono andati a casa. In attesa del prossimo sbarco.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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