REGGIO CALABRIA Ad Alessandro Bevilacqua, ventottenne con una lunga lista di piccoli precedenti alle spalle, è costata decisamente cara quella Vespa “recuperata” e per la quale aveva chiesto un vero e proprio riscatto al sessantacinquenne che la rimpiangeva. Il Tribunale di Reggio Calabria lo ha infatti condannato a 8 anni e 4 mesi di carcere più due anni di casa lavoro a pena espiata, bollandolo come delinquente abituale e professionale. Un pena durissima per un classico “cavallo di ritorno” – la restituzione dietro pagamento di un mezzo rubato – raggiunta anche grazie alla collaborazione della vittima, che insieme al genero, non solo ha pienamente collaborato con gli investigatori, ma senza timore si è presentato in aula per riconoscere Bevilacqua e raccontare l’estorsione subita. Lui alla sua Vespa non voleva rinunciare. Per questo, il giorno che non l’ha più trovata, dopo aver fatto regolarmente denuncia, ha iniziato a cercarla disperatamente anche a Ciccarello. Nel quartiere, in città è cosa nota, spesso vanno a finire auto e moto sparite, o comunque è lì che sta chi è in grado di recuperarle. Per il sessantacinquenne la vicenda si è svolta come da copione. E come da accordi si è presentato a Ciccarello con il denaro richiesto per avere indietro la sua vespa. Ma non da solo. Insieme a lui, c’erano gli agenti della Mobile, che aspettavano solo che la transazione fosse conclusa – e il reato pienamente consumato – per acciuffare Bevilacqua. Le cose però non sono andate come programmato. Il ventottenne si è accorto degli agenti prima che potessero acchiapparlo e si è dato alla fuga, nascondendosi nelle stradine del quartiere e facendo perdere le proprie tracce. Ma non per molto. Due giorni dopo è stato acciuffato per un furto da poco conto, ma pronta per lui – identificato grazie alla collaborazione dell’anziano e al servizio di appostamento – c’era già una contestazione per estorsione e ricettazione per la vespa sottratta al sessantacinquenne. E che gli è costata carissima.
a. c.
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