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I passivi "segretati" della Sacal

Due milioni di Euro. A tanto ammonta il passivo dell’ultimo bilancio chiuso dalla Sacal, la società pubblico-privata che gestisce l’Aeroporto intercontinentale di Lamezia Terme.
Non era mai accadut…

Pubblicato il: 16/04/2016 – 10:20

Due milioni di Euro. A tanto ammonta il passivo dell’ultimo bilancio chiuso dalla Sacal, la società pubblico-privata che gestisce l’Aeroporto intercontinentale di Lamezia Terme.
Non era mai accaduto prima che la differenza tra “il dare e l’avere” arrivasse ad una cifra così importante. Un precedente ci fu circa tre anni fa quando si insediò questo Consiglio di amministrazione al quale la precedente gestione ha fatto trovare un buco di un milione e seicentomila euro che fece inveire l’attuale presidente Massimo Colosimo che lamentò una poco accurata conduzione delle attività aeroportuali da parte dei predecessori.
Intervenne allora la Regione Calabria e il deficit fu risanato.
Alla luce dei rapporti esistenti – a meno che non sia stata trovata un’armonia negli ultimi giorni – tra il governatore della Calabria e il presidente di Sacal, che sembra non abbiano un buon feeling tanto che Cosolosimo continua a chiedere un incontro e Oliverio non glielo concede, viene da pensare che in questa occasione difficilmente la storia si possa ripetere.
A Colosimo da quando alla Regione la maggioranza è cambiata sono stati inviati messaggi più o meno espliciti a lasciare la poltrona di Sacal anche a causa di un suo contenzioso con la giustizia. L'”invito” è stato considerato non ricevibile non solo a seguito di valutazioni personali, ma si ritiene anche per l’opposizione della parte politica che lo ha nominato e fatto eleggere. 

È stato risposto enfaticamente che l’aeroporto aveva raggiunto un considerevole aumento percentuale del numero di passeggeri rispetto agli anni precedenti attribuendo l’evento alla attività dell’attuale governace di Sacal, autocertificandola con soddisfazione anche come effetto dell’efficacia e della concretezza delle strategie adottate dal presidente e dal direttore generale che avrebbero concorso a rafforzare la «centralità del sistema aeroportuale lametino». In sostanza sarebbe stato come dire che i passeggeri si sarebbero lasciati coinvolgere dallo sviluppo raggiunto dal sistema aeroportuale piuttosto che dalle loro esigenze personali se per i loro spostamenti hanno deciso di servirsi dell’aereo piuttosto che di un altro mezzo. 
Può anche darsi che una percentuale di passeggeri sia stata attratta dal restyling dell’aerostazione, come anche dall’apertura di nuovi esercizi commerciali, dai nuovi monitor informativi dei voli e da quant’altro è stato fatto per rendere più moderna e accogliente l’aerostazione, ma non è nulla al confronto con quel passivo di due milioni di euro che grava pesantemente nella gestione della società. 
Un passivo di cui si è avuta notizia solo quando è stato possibile leggere il bilancio. Prima niente, nonostante le riunioni del board interno che avvengono con cadenze quindicinali e di quelle mensili del Consiglio di amministrazione. È possibile che nessuno sapesse nulla? Oppure è si può sospettare che quelle notizie siano state volutamente tenute riservate o, anche, che siano state partecipate accompagnate dalla richiesta di “top secret”? Se così fosse, se il silenzio fosse stato determinato da una valutazione di opportunità, ci sarebbe da chiedersi quale mente diabolica abbia potuto pensare di tacere su un passivo così pesante e contemporaneamente si illustrava il progetto della nuova aerostazione da realizzare entro il 2018. 
A meno che non si sia potuto pensare di nascondere la realtà con i fumogeni, ci sarebbe da spiegare come sia stato possibile coniugare quella realtà con ulteriori uscite date sia dall’aumento (più del doppio) del numero dei direttori, avvenuto peraltro senza concorso, sia dall’elargizione di un “bonus ad personam” per il personale.

Senza evocare catastrofismi, sapendo peraltro che l’aeroporto di Lamezia Terme non è quello di Reggio Calabria, c’è da considerare la vicenda che ha travolto la Sogas, la società di gestione del “Tito Minniti”, che per aver accumulato debiti su debiti si trova ad un passo dall’essere travolta; per intanto è stata messa fuori dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) che le ha revocato la licenza. Sappiamo che sono due entità completamente diverse tra loro, ma seppure con i dovuti distinguo non farebbe male guardare in riva allo Stretto con la dovuta attenzione e soprattutto con tanta umiltà. Il rischio di sedersi al posto di comando e ritenere di non dover rendere conto a nessuno è sempre in agguato e non è vero che non provoca danni.

*giornalista

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