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Quelle migranti considerate «merce di scambio»

REGGIO CALABRIA In quella casa, avrebbero dovuto trovare la serenità a lungo agognata, gli strumenti per costruire una vita diversa da quella fatta di violenza ed angherie da cui erano scappate. In…

Pubblicato il: 16/04/2016 – 9:28
Quelle migranti considerate «merce di scambio»

REGGIO CALABRIA In quella casa, avrebbero dovuto trovare la serenità a lungo agognata, gli strumenti per costruire una vita diversa da quella fatta di violenza ed angherie da cui erano scappate. Invece, per l’ennesima volta, sono state oggetto di violenze, soprusi, minacce. Per questo motivo è stato arrestato e adesso dovrà rispondere di tentata violenza sessuale e violenza privata G.A., cinquantenne operatore dello Spraar di Condofuri. Lui, che aveva il compito di vegliare su quelle ragazze, ha utilizzato le delicatissime condizioni psicologiche in cui si trovavano per ricattarle, facendo loro credere che solo andando a letto con lui avrebbero ottenuto gli agognati documenti da rifugiate. Ma le ragazze non si sono piegate. Anni di violenze e soprusi hanno insegnato loro a non chinare la testa, a reagire a viso aperto agli abusi. E all’uomo che si presentava a sorpresa nella loro casa, pretendendo sesso «perché io sono il capo, il boss» hanno risposto un secco no. «That’s criminal», le si ascolta dire nella conversazione che hanno registrato durante una delle incursioni dell’uomo. Ma non si sono limitate a dire no alle insistenti pretese del cinquantenne. Contattata la mediatrice culturale della struttura, hanno deciso di denunciare l’operatore, spiegando in dettaglio ai carabinieri le minacce e le molestie ricevute. E non solo da loro. Parlando con le altre ospiti dello Spraar, hanno scoperto che quello di G.A. era un comportamento abituale e più di una delle richiedenti asilo del centro era stata vittima delle sue attenzioni. Per questo, sconvolte ma determinate, hanno raccontato ai carabinieri delle proposte oscene ricevute, della prepotenza con cui l’uomo afferrava loro il braccio o la mano per costringerle a toccarlo, del disprezzo che ostentava, considerandole poco più che pezzi di carne o bambole in carne ed ossa da dirigere e guidare nel proprio personalissimo film a luci rosse. Una denuncia finita in mano al procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni che in breve ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per l’uomo. Ed è durissimo il gip Barbara Bennato, che nel motivare il provvedimento sottolinea che il cinquantenne «ha mostrato di considerare le destinatarie delle proprie proposte esclusivamente come merce di scambio, senza distinzioni soggettive». Ma soprattutto, sottolinea il giudice, «l’indagato di fronte all’espressa negazione da parte delle donne di accondiscendere ai suoi bisogni e a fronte della stigmatizzazione come “criminale” dell’agita pretesa, aveva modificato il suo atteggiamento, da pesantemente ammiccante ad aggressivo e sprezzante». Nell’audio registrato dalle ragazze, la voce dell’uomo si ascolta senza difficoltà. E senza difficoltà si percepisce il disprezzo con cui sbeffeggia le ragazze che si rifiutano di cedere alle sue molestie. «Che criminal, criminal il cazzo, ma vaffanculo va, criminal, vai..» dice il quarantenne, quasi indignato dal rifiuto delle due richiedenti asilo. Parole che trasudano razzismo e sessismo, e come tali duramente stigmatizzate dal gip che sottolinea: «L’insidiosità della condotta e il periodo di tempo in cui si è dipanata conduce a formulare un giudizio prognostico di elevato pericolo di recidiva, denotando una predisposizione naturale dell’indagato all’adozione di metodi di tal giuda, tale da legittimare l’illazione che costui non si asterrà dal commettere ulteriori reati». Quelle minacce e quelle violenze, spiega dunque il gip, non sono un episodio isolato, ma la manifestazione ultima di un comportamento seriale e pericoloso per i singoli e la comunità, che può e deve essere stroncato solo con una misura cautelare.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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