REGGIO CALABRIA Tutto rimandato al 6 giugno per il procedimento Rimborsopoli che oggi vede alla sbarra gli ex assessori regionali Luigi Fedele e Nino De Gaetano, avvicendatisi nella gestione dei Trasporti sotto amministrazioni di diverso colore, ma per l’accusa ugualmente inclini a una gestione privata e personale dei fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari e per questo destinatari di una misura cautelare nel giugno scorso.
Il collegio ha rigettato le eccezioni di costituzionalità presentate dal collegio difensivo di De Gaetano, con cui i legali del politico hanno tentato invano di mettere in discussione la validità del giudizio immediato chiesto e ottenuto dai pm Francesco Ponzetta e Matteo Centini e dal procuratore aggiunto Gaetano Paci. L’inizio del dibattimento è stato dunque fissato al 6 giugno prossimo, quando – auspicano il collegio e l’accusa – si potrà procedere alla riunificazione del procedimento con lo stralcio tuttora in fase di indagine, che vede indagati altri 25 ex consiglieri regionali. A tutti quanti è stato notificato qualche tempo fa l’avviso di conclusione indagini e sono in corso gli approfondimenti investigativi successivi a memorie e dichiarazioni presentate dai vari politici coinvolti, ma a breve la procura dovrà definire se chiedere o meno il giudizio nei loro confronti.
Già in precedenza, il pm Matteo Centini aveva reso chiaro l’interesse della Procura a non spezzettare il procedimento in diversi tronconi, anticipando dunque una possibile richiesta di riunione dei vari filoni che potrebbero finire di fronte a un collegio. Questione di tempo, dunque, e la maxi inchiesta che nel giugno scorso ha travolto la politica regionale sfocerà nella sede naturale dell’aula di giustizia, dove toccherà a un Tribunale su quello che il procuratore Federico Cafiero de Raho non aveva esitato a definire un sistema di ruberie «accertato con un’incredibile solidità degli elementi di prova».
Oltre che per De Gaetano e Fedele, la procura aveva chiesto i domiciliari anche per il senatore Giovanni Bilardi, ma dopo una tardiva pronuncia della Giunta per le Autorizzazioni, sulla sua posizione ancora si attende la decisione della Camera di appartenenza. Nel frattempo, in procura ci si prepara ad affrontare con prudente ma ragionevole ottimismo il procedimento. L’impianto accusatorio dell’inchiesta, costruito dai militari della Guardia di finanza con una gigantesca operazione di accertamento fiscale e finanziario, è rimasto sostanzialmente intonso, nonostante i ricorsi promossi in più sedi dalla pressoché totalità degli indagati. Anche a distanza di mesi, emerge nelle ipotesi dell’accusa un quadro sconfortante di trucchetti di bassa lega, ruberie e illeciti che avrebbe permesso a politici di ogni colore e schieramento di appropriarsi per scopi privati di fondi pubblici.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
x
x