COSENZA Il lunedì di passione del Pd cosentino vive il suo punto di massima tensione quando Nicola Adamo prende la parola: «Qui c’è qualcuno che non sta dando il massimo per sostenere Lucio Presta. Mi riferisco a chi come Mimmo Bevacqua, magari in appuntamenti più o meno conviviali, si lascia a pronostici sulla vittoria finale di Mario Occhiuto». In sala cala il gelo. A quel punto Bevacqua, un moderato per eccellenza, perde le staffe e batte i pugni sul tavolo: «Questo a me non puoi dirlo. Basta, questo è davvero troppo». Poche parole, poi il consigliere regionale guadagna rapidamente l’uscita della sede provinciale dei dem.
Adamo teme che la situazione possa degenerare e, davanti all’emissario inviato dal convalescente Presta, prova a giustificare la sortita, derubricandola al tentativo di dare una “scossa” a tutto l’ambiente. Ma è un tentativo vano perché Bevacqua è già lontano dal conclave del Pd.
Tocca allora a Ernesto Magorno provare a riportare la discussione su toni più sereni. Sarà un’impresa ardua perché la discussione che va avanti per ore nella federazione di viale Triste è costellata da botta e risposta continui.
Un primo dato, comunque, è certo: è tramontata l’idea lanciata dal segretario regionale di candidare parlamentari e consiglieri regionali cosentini nella lista del Pd a sostegno di Lucio Presta. La misurazione del consenso non piace a nessuno in questa fase. Troppi i rischi che comporterebbe una competizione interna tra big (per Enza Bruno Bossio sarebbe «una prova di debolezza che offriamo a chi ci osserva»), alta la possibilità di aggiungere veleni a un clima già incandescente di suo.
In questo contesto di reciproci sospetti, Carlo Guccione prova a rintuzzare i colleghi di partito: «Se proprio dobbiamo scendere in campo allora facciamolo tutti, compreso il presidente Oliverio e la lista che porta il suo nome». Un po’ come dire: il governatore ci metta la faccia su Cosenza e dimostri di impegnarsi realmente per il successo del Pd. «Si perde o si vince tutti assieme», è lo sfogo affidato, a margine del vertice, ai fedelissimi.
Davanti a tale proposta, Magorno deve impegnarsi e non poco per provare a tenere assieme tutto e tutti. E allora, supportato da Stefania Covello, la butta lì: «L’ideale sarebbe quella di allestire un’unica lista del Pd, con dentro tutti i portatori di voti». Il non detto, ed è questo il terrore che agita lo stato maggiore renziano, è che a Cosenza la lista dei dem possa arrivare dietro a quella del Nuovo centrodestra dei fratelli Gentile. In quel caso, allora sì che sarebbero guai per Magorno e soci. Vuoi mettere un Tonino Gentile che si presenta al cospetto di Luca Lotti con la palma di partito “para-renziano” più votato dai cosentini?
E forse è proprio per esorcizzare tale fantasma che la galassia democratica schiererà tre formazioni ai nastri di partenza: la lista ufficiale Pd, quella dei Democratici progressisti allestita dal duo Aiello-Giudiceandrea e un’altra di ispirazione civica capitanata da Marco Ambrogio. «Novantesei candidati sono sempre meglio di trentadue campioni di preferenze», è il ragionamento offerto da chi teme una nuova batosta dopo quella patita nel 2011.
Già, perché anche se nessuno lo dice apertamente, è quello lo spettro che toglie il sonno ai colonnelli del Pd bruzio.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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