ROMA Una valutazione favorevole sugli atti programmatici, anche sul contestatissimo decreto 30 (quello che riorganizza la rete ospedaliera), che verrà modificato, ma solo sulla base del nuovo standard per i posti letto che il ministero della Salute assegnerà alla Calabria. E poi una tirata d’orecchie alla Regione, per la persistente “incomunicabilità” con la struttura commissariale che si occupa del Piano di rientro, e l’individuazione del paziente più grave tra tutti: l’Asp di Reggio Calabria. Il tavolo di verifica ministeriale si è concluso nel primo pomeriggio di martedì e segna un altro piccolo passo in avanti: incassato il sì (con qualche modifica da apportare) sugli atti, si può passare alla fase di attuazione. Una fase nella quale sarà essenziale la collaborazione tra il commissario e la Regione. Ed è questo che preoccupa di più i ministeri della Salute e dell’Economia. Perché di questa collaborazione, fino a oggi, non si sono visti che sporadici accenti.
SEMPRE DIVISI IN CASA Oliverio (e per il lui il direttore generale Riccardo Fatarella) e Massimo Scura (assieme al vice Andrea Urbani) sono divisi in casa: ormai è un fatto di cui il tavolo di verifica aveva già preso atto il 26 novembre 2015, chiedendo di avvicinare gli uffici del commissario a quelli del dipartimento Salute. Niente di fatto: Scura&co restano a Palazzo Alemanni, Oliverio e “soci” alla Cittadella di Germaneto. Un caso unico nella storia delle Regioni commissariate, che è stato molto stigmatizzato. «È un ostacolo all’attuazione del Piano di rientro – lasciano filtrare i funzionari che analizzano il dossier calabrese –, ma è anche una questione difficile da affrontare: non fosse altro che non è mai capitato nella storia della Repubblica». È tutto rinviato alla stesura del verbale dell’incontro: i ministeri affiancanti proveranno (di nuovo) a fare moral suasion. Poi si vedrà.
REGGIO: IL PAZIENTE È GRAVE Il paziente più grave tra quelli passati all’esame dei tecnici è l’Asp di Reggio Calabria. Il lavoro sui conti procede a rilento. Negli ultimi sei mesi i vertici dell’Azienda sanitaria non si sono attivati per avviare il pagamento dei debiti pregressi con le risorse messe a disposizione dallo Stato. E questo crea ulteriori guai, tra richieste di danni e interessi di mora. Non è partita neppure la fatturazione elettronica, ormai obbligatoria. Lo scontro, ancora una volta, è tra i commissari nominati dalla Regione e quelli voluti dal governo: i primi vorrebbero occuparsi soltanto delle attività successive al loro insediamento, delegando ai secondi le grane pregresse. Si procede a colpi di lettere ufficiali, in attesa che sia il Tavolo di verifica a sbrogliare la questione. Nel frattempo le attività della sanità reggina segnano il passo.
I CONTI CALABRESI Va meglio ai conti complessivi della Regione. Si chiude il 2015 con 58 milioni di euro di disavanzo, cifra in miglioramento rispetto al 2014 e inferiore alle coperture, che ammontano a 85 milioni di euro. Fatti due conti, restano 27 milioni nella disponibilità della Regione Calabria per attività extra-sanitarie. Al Tavolo hanno partecipato, per la Regione, il dg del dipartimento Salute Riccardo Fatarella e i dirigenti Giacomino Brancati e Vincenzo Ferrari. Era assente la dirigente Rosalba Barone, che ha competenza proprio sulla rete ospedaliera. Per la struttura commissariale c’erano sia Massimo Scura che Andrea Urbani.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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