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Valle dell'Oliva, al via l'analisi del rischio

di Roberto De Santo

Pubblicato il: 19/04/2016 – 10:50
Valle dell'Oliva, al via l'analisi del rischio

AMANTEA Si riparte con nuovi approfondimenti nella valle dell’Oliva. Nei prossimi giorni i tecnici dell’Arpacal, assieme agli uomini del Noe e del nucleo Ambiente della Procura di Paola si recheranno nella aree dove sono stati individuati rifiuti interrati per compiere nuovi accertamenti. Una missione che servirà ai tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente per completare l’analisi del rischio per la popolazione residente nella zona per la presenza dei rifiuti contaminati rinvenuti nella valle dell’Oliva.
Una vicenda che ha portato ad istruire un processo per disastro ambientale nonché per decesso a seguito di avvelenamento delle acque ancora in corso presso la Corte d’Assise di Cosenza. Un procedimento che vede alla sbarra Cesare Coccimiglio, titolare di una ditta edile che opera nella zona oltre a quattro possessori di terreni nella vallata, ritenuti responsabili di aver consentito l’interramento dei veleni nelle loro proprietà.
I VELENI SCOPERTI La nuova indagine scientifica partirà proprio da quell’inchiesta. Infatti nei laboratori dell’Arpacal di Cosenza già sono presenti i dati di gran parte delle aree contaminate: si tratta di 140mila metri cubi di materiale intriso di sostanze inquinanti. Una vera e propria montagna di scorie – accertate in otto aree ben individuate della valle – costituite soprattutto da elevate concentrazioni di idrocarburi e dalla presenza massiccia di metalli pesanti. In particolare, dalle analisi condotte dall’Arpacal e poi confermate dall’Ispra, erano emersi elevatissimi valori di idrocarburi difficilmente riscontrabili in zona e, con molta probabilità, provenienti dalla lavorazione nelle raffinerie: dieci volte superiori al fondo naturale. Mentre per quanto riguarda i metalli pesanti si era accertata la presenza nei terreni di arsenico e rame con una concentrazione fino a dieci volte superiore alla norma. Come di cadmio (6,5 volte superiore), zinco (cinque volte superiore alla norma), antimonio, cromo esavalente e cobalto. Per queste sostanze l’indicazione già fornita dall’Ispra era stata precisa: «Per le loro caratteristiche dovranno essere rimosse dalla zona per, poi, essere smaltite in discariche specifiche». E nel report dell’Ispra del 2013 sull’inquinamento si era stimato solo per la rimozione di questo materiale un costo di 21 milioni di euro.
LE NUOVE RICERCHE Ora i tecnici dell’Arpacal dovranno monitorare meglio due altre aree aggiuntive a quelle già passate a setaccio nel passato. Si tratta soprattutto della zona in cui – anche a seguito di un’inchiesta del Corriere della Calabria – erano stati scoperti – nascosti sotto alcuni massi – rifiuti interrati in profondità. In cui tra l’altro sarebbe stato rinvenuto amianto. Su quest’area si concentreranno le maggiori indagini dei tecnici dell’Arpacal. Saranno effettuate analisi radiometriche, analisi chimiche e soprattutto geofisiche per quantificare la massa di eventuali contaminanti ritrovati nel sottosuolo. Verifiche che saranno compiute grazie ad indagini elettromagnetiche ed elettotomografiche. Inoltre altre indagini saranno compiute per valutare gli effetti sulla salute umana dell’altra zona individuata nel corso delle indagini sull’inquinamento dell’Oliva. Si tratta di un’area in località Foresta di Serra d’Aiello – diversa da quelle già monitorate dall’Arpacal – in cui sarebbe stato interrato materiale contaminato stimato tra i 15 e 18mila metri cubi. E poi si rivaluteranno i dati provenienti da un nuovo campionamento delle acque in profondità lungo gli argini del fiume Oliva. I tecnici preleveranno campioni dai circa 30 piezometri lasciati in zona.
BONIFICA O MESSA IN SICUREZZA Al termine di questa lunga campagna di analisi – che dovrebbe concludersi al massimo entro la fine dell’anno – i tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente dovranno trarre le conclusioni su come procedere per rendere sicura la zona. L’analisi del rischio, infatti, è la procedura prevista da protocollo per decidere la strada migliore per rendere sicure le zone in cui sono stati rinvenuti alti livelli di contaminazione. Saranno quelle conclusioni che permetteranno di capire se sarà meglio procedere alla bonifica dei luoghi attraverso la rimozione del materiale contaminata e il trasporto in una specifica discarica realizzata ad hoc oppure alla messa in sicurezza dei rifiuti contaminati direttamente sul posto attraverso un sistema che impedisca ai contaminanti di sviluppare eventuali ulteriori danni per la salute umana e l’ambiente della zona. Una strada quest’ultima che potrebbe essere privilegiata dati gli altissimi costi in termini economici e sociali che deriverebbero dalla bonifica della zona.

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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