Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Le campagne calabresi vanno sostenute

Quando ti illudi che le cose possano cominciare a “cambiare verso” e, anziché peggiorare migliorano,anche perché si inventano istituti che aiutano i proprietari a migliorare produzione e reddito ec…

Pubblicato il: 20/04/2016 – 16:09

Quando ti illudi che le cose possano cominciare a “cambiare verso” e, anziché peggiorare migliorano,anche perché si inventano istituti che aiutano i proprietari a migliorare produzione e reddito ecco che arriva la bomba del “non è vero”! Non cambia nulla. Eppure l’agricoltura è vitale per l’economia di questa benedetta regione, la Calabria dei mille problemi e delle mille inquietudini, come ebbe a dire tanti, ma tanti anni fa, l’ex assessore regionale alla sanità Rocco Trento, socialista, intervenendo a Palazzo San Giorgio, allora Palazzo Campanella non c’era, in un dibattito, come usava fare una volta, sulle condizioni, la proposta e le proposte per far uscire la regione dalla secche in cui era ed è, più o meno, arenata. Eppure nonostante migliaia, prima di lire e poi di euro, spesi, l’agricoltura in Calabria, langue, vive in una fase di grande difficoltà, nonostante l’impegno di Laratta ed Oliverio, che si sono dedicati a questo settore perché sembrano crederci. Uno dei problemi che attanagliano il comparto vitale per l’economia calabrese è la scarsa redditività da lavoro. Raccogliere arance, o mandarini, non conviene più, quando le annata sono tra le migliori: quella di quest’anno è da cancellare, da far finta che non ci sia stata. Hai speso migliaia di euro per coltivarla, tra zappa, pota, anticrittogamici, corrente elettrica, operai, irrigazione, diserbanti, per trovarti con un pugno di mosche. “Sapete, malannata ma l’anno prossimo…”. E ti illudi e fai gli stessi lavori con uguali e maggiori spese dell’anno scorso per ritrovarti con un pugno di mosche. Ben che ti vada ti ritrovi con 10-15 centesimi al chilo tra le clementine pregiate. E ti mangi parte della pensione, nella speranza di rifarti nell’annata successiva. Ma è pur sempre una speranza non una certezza. Se ai costi di produzione aggiungi, la manodopera, le tasse (lo sapevate che per una casupola ricovero attrezzi devi pagare le tasse come se si trattasse di abitazione?), cioè se due più due fa quattro, conviene lasciare il frutto sulla pianta, senza raccoglierlo, se non facesse danno alla terra. Una recente inchiesta ha portato a calcolare che, negli ultimi cinque anni, è diminuita di quasi cinquemila quintali. Solo nella piana di Rosarno-San Ferdinando e Gioia Tauro gli ettari coltivati, sempre secondo la stessa inchiesta, sono scesi da 9mila a 3mila ettari, sempre per le arance. Con evidenti ricadute per proprietari e lavoratori, indigenti e immigrati. Calabria e Sicilia sono fra le regioni agrumicole più importanti d’Italia. La nostra, in particolare dava il 40 % di produzione. Per importanza economica e sociale, è la seconda filiera produttiva agricola, dopo l’olivicoltura. E c’è da aggiungere che le nostre arance sono tra i migliori prodotti al mondo, se si tiene conto delle clementine. A seguire la Piana di Sibari e quella di Lamezia. In totale 39.000 ettari di produzione distribuiti in 25mila e passa aziende. Una buona notizia sembra venire da quando il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina ha sollecitato il ministro delle Attività produttive a compiere passi avanti per l’aumento del contenuto di succo di arance nelle bibite dal 12 al 20 per cento. Fino a qualche anno fa in maggio e giugno sugli autogrill delle autostrade calabresi non trovavi una spremuta neanche a pagarla al doppio o al triplo. “Non ci sono arance, ti diceva il malcapitato gestore… eppure era il periodo nel quale le arance venivano buttate o schiacciate per eccesso di produzione”. In Calabria non ci sono arance e se proprio avevi voglia ti dovevi accontentare del succo in cartone…
Se il ministro per le Attività produttive dovesse accettare la proposta di Martina, raggiungere la soglia del 20% di succo non sarebbe poca cosa per i produttori calabresi. Certo ancora “siamo ai piedi della salita”, dice il presidente della Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, che insiste sull’eccessivo costo della produzione, sulla produttività del lavoro. Ecco perchè Molinaro reclama contromisure idonee, come la ristrutturazione delle aziende e, per esempio, lo ribadiamo, sulla riduzione della corrente elettrica per uso irrigazione. Le campagne calabresi vanno sostenute, non si può far finta di nulla e pensare a tutto il resto, perché ai primi posti ci deve essere, l’agricoltura, come ben sa il presidente Oliverio per aver trascorso qualche anno alla guida dell’assessorato di settore. Non possiamo finire con il deserto e morti di fame!

*Giornalista

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x