VIBO VALENTIA Ventitrè fermi, oltre settanta milioni di beni sequestrati e iscrizione sul registro degli indagati anche per gli ex amministratori del comune di Briatico. Sono questi i numeri dell’operazione delle Squadre Mobili di Vibo Valentia e Catanzaro e del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, carabinieri del R.O.N.INV. di Vibo Valentia e della Compagnia di Tropea e militari del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, eseguita oggi per ordine dei pm Camillo Falvo e Pierpaolo Bruni della Dda di Catanzaro. Per i pm, il clan Mancuso, insieme alle consorterie collegare Accorinti, La Rosa ed Il Grande, aveva monopolizzato il settore turistico di Parghelia e Briatico, acquisendo hotel e villaggi vacanze, compagnie di navigazione e imbarcazioni, anche grazie alla compiacenza di politici e amministratori.
Per i pm della Distrettuale catanzarese sono tutti a vario titolo responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti. Accuse pesanti, scaturite da un’indagine lunga e complessa iniziata nei primi mesi del 2013, che ha permesso di documentare come gli uomini dei clan avessero instaurato un vero e proprio monopolio del settore turistico, arrivando a controllare ogni attività economica ad esso collegata. Un’infezione che amministrazioni come quella di Briatico, nel 2012 sciolta per mafia, non hanno fatto nulla per contrastare, ma che ha fortemente condizionato la vita economica e sociale del noto centro della costa vibonese. A farne le spese è stato anche un giornalista, finito nel mirino dei clan per aver denunciato i legami fra l’amministrazione di Briatico e i clan.
Nel corso dell’attività, supportata da intercettazioni telefoniche, ambientali e video riprese, sono state sequestrate diverse armi da fuoco e, nel 2014, sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, alcuni elementi di spicco delle locali cosche, in procinto di porre in essere un attentato mediante l’utilizzo di un potente ordigno esplosivo. Durante le fasi dell’odierna operazione, si è proceduto al sequestro, ai sensi della normativa antimafia, di beni mobili ed immobili riferibili agli indagati per un valore di circa 70 milioni. Tra i beni sequestrati oltre 100 immobili, quote societarie e rapporti bancari ed anche 2 villaggi vacanze e tre compagnie di navigazione con altrettante motonavi che assicuravano, in regime di sostanziale monopolio, i collegamenti turistici con le isole Eolie. I dettagli della operazione saranno resi noti in una conferenza stampa alla quale parteciperanno i magistrati e gli inquirenti, prevista per le ore 11,00 presso la Prefettura di Catanzaro.
INDAGATO IL PRESIDENTE NIGLIA Concorso esterno in associazione mafiosa: è l’accusa ipotizzata dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo e sindaco di Briatico dichiarato incandidabile il 20 marzo scorso dalla Corte di Cassazione, indagato in stato di libertà nell’inchiesta “Costa pulita”. La casa di Niglia è stata perquisita stamani. Secondo l’accusa, in qualità di sindaco di Briatico, si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti. In particolare, per la Procura, l’ex primo cittadino avrebbe posto in essere «condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l’attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca». Niglia era stato eletto presidente della Provincia di Vibo il 28 settembre 2014 con l’appoggio dei renziani del Pd, esponenti di Ncd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il 20 marzo scorso la Cassazione ha stabilito l’incandidabilità e quindi la decadenza. Contro questa decisione lo stesso Niglia ha annunciato di aver avviato un’azione di sospensiva e revoca dell’atto.
a.c.
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