REGGIO CALABRIA «In un territorio come questo è impensabile eliminare un presidio dello Stato». È un attacco frontale quello che il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria ha mosso alla commissione Vietti per la riforma della giustizia, che nella sua relazione finale sulla ridefinizione delle circoscrizioni giudiziarie ha decretato il taglio della Corte d’Appello di Reggio Calabria. «I criteri di riferimento sono stati la popolazione amministrata, l’estensione territoriale, l’indice delle sopravvenienze e dei carichi di lavoro e la specificità del territorio, ma non c’è nulla che riguardi il peso che ‘ndrangheta e camorra hanno sul territorio e questo non può che lasciarci perplessi. In base a questi criteri, la Corte d’appello di Reggio Calabria verrebbe cancellata e rimarrebbe solo Catanzaro. In alternativa, Catanzaro verrebbe assorbita da Reggio». Ma il problema, spiega il procuratore Cafiero de Raho, non è una questione di campanile. «Non è problema di concorrenza – tuona – ma di territorio e presenza della ‘ndrangheta sul territorio, di condizionamento della politica. Quanto fatto fino ad oggi in questo distretto lo dimostra». Ieri, svela il procuratore, «abbiamo fatto una riunione perchè l’eliminazione della Corte d’Appello è inammissibile tanto a Reggio come a Catanzaro. Ci è stato detto sempre dalla commissione antimafia che Reggio ha bisogno di maggiore presenza dello Stato», ma i provvedimenti che ci si propone di assumere – continua il procuratore – sembrano andare esattamente in direzione opposta. «La Calabria non può essere trattata come le altre regioni. A Reggio fanno riferimento le cosche di tutto il mondo, questo è il centro della criminalità. Che nella relazione della commissione Vietti non ci sia neanche un riferimento a questo sembra segnare un passo indietro nella lotta alla ‘ndrangheta».
a. c.
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