COSENZA «Davigo ha generalizzato troppo». Nicola Gratteri è diretto – come nel suo stile – anche nella prima “uscita ufficiale” da nuovo procuratore capo di Catanzaro. Il magistrato reggino è l’ospite «speciale» di Lilli Gruber nella puntata di “Otto e mezzo” su La 7 assieme al giornalista Pino Corrias per parlare dell’Italia dei corrotti. Lilli Gruber parte dalla dichiarazione del presidente dell’associazione nazionale magistrati Piercamillo Davigo che ha affermato – suscitando diverse polemiche – che «la classe dirigente che delinque è peggio dei ladri». Sul punto Gratteri è chiaro: «Davigo è una persona intelligente, preparata e brillante ma penso che abbia sbagliato a generalizzare, bisogna sempre entrare nello specifico. Se si dice che “sono tutti ladri” facciamo il gioco dei ladri». Non si generalizza altrimenti si commettono errori. Ma adesso la situazione è cambiata nel rapporto tra i mafiosi e i politici. Sul punto l’analisi del neoprocuratore capo di Catanzaro è precisa: «Una volta i mafiosi andavano dai politici per piccoli favori, come il posto da bidella per la figlia o un piccolo appalto. Oggi sono i politici che vanno dai capimafia per chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti. Ciò dimostra che attualmente hanno più potere le famiglie mafiose dei parlamentari». Tutto ciò ha, per Gratteri, una spiegazione: «Il processo di accelerazione del controllo delle mafie nei Comuni si è avuto dopo la legge Bassanini. Il mafioso e il faccendiere co-amministrano un Comune. Un esempio? Scegliere il tecnico comunale vuol dire che anche il capomafia può esserlo e allora si può modificare il piano regolatore». Fa bene Davigo «a provocare», risponde il magistrato incalzato dalla giornalista di La 7.
UN CONSIGLIO A RENZI Che non è contrario alla linea di Renzi, ma Gratteri è sicuro che il premier in tema della giustizia «potrebbe fare di più» in particolare nel dialogo con i magistrati: «Sulla Giustizia, potrebbe fermarsi un attimo a pensare e a leggere ciò che è già sul tavolo», ovvero la relazione redatta da Gratteri. Ecco, infatti, il consiglio che vorrebbe dargli: «Gli direi di leggere almeno i titoli della mia relazione. Non penso che Renzi abbia intenzione di attaccare i magistrati o di rallentare il lavoro della magistratura, non ho avuto questa percezione». Però sulla riforma della giustizia si sarebbe aspettato «di più». Non sa perché quella riforma non è stata portata avanti, ma adesso – forse – «non c’è più la forza per per portare avanti una riforma del genere». Tanti i temi che si dovevano affrontare dalla prescrizione alle intercettazioni. «Sulle intercettazioni, ciò che non serve al corpo dei capi di imputazione, non dovrebbero uscire sui giornali – afferma il procuratore capo di Catanzaro. L’intercettazione della Guidi non andava divulgata». Ecco perché al presidente del Consiglio servirebbero «un paio d’ore» per leggere la relazione di Gratteri, chiosa ironicamente Corrias.
Un servizio su Brescello, il comune della Bassa, sciolto per mafia serve a Lilli Gruber per rivolgere un’ultima domanda a Gratteri dal momento che il prossimo 5 giugno ci saranno le amministrative con 150mila candidati. Alla domanda della conduttrice di “Otto e mezzo” su come evitare i candidati mafiosi e come possono fare i cittadini-elettori a individuarli, il magistrato – che vive sotto scorta dal 1989 – è ancora più diretto: «I candidati devono controllarli i partiti. E i cittadini sono perfettamente in grado di sapere chi sono i candidati mafiosi».
Il procuratore reggino – noto non solo per il suo impegno nella lotta alla ‘ndrangheta ma anche per aver scritto diversi libri sulla mafia – è infatti all’opera con un altro lavoro: «Sto scrivendo un nuovo libro sulla corruzione che uscirà a ottobre». E che Lilli Gruber promette «verrà a presentare qui». Come ha fatto Pino Corrias parlando del suo ultimo libro “Disordini sentimentali”. Corrias, oltre al “lavoro” da scrittore, ha un nuovo incarico alla Rai. E non contesta l’intervista al figlio di Riina che, invece, provoca l’irritazione di Gratteri. Per il magistrato non andava assolutamente fatta perché si è rischiato di «sponsorizzare la mafia» per poi procedere «all’ipocrisia del giorno dopo». «Queste cose – ribadisce Gratteri – non si devono nemmeno pensare».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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