BOLOGNA Con 58 condanne fino a un massimo di 15 anni per un totale di oltre tre secoli di carcere viene scritto un primo importante punto giudiziario a “Aemilia”, la storica inchiesta di ‘ndrangheta che esplose a gennaio 2015 con 117 arresti e che ha rivelato, analizzato e contrastato la presenza della criminalità organizzata calabrese in Emilia Romagna, in particolare nella zona di Reggio Emilia. La sentenza del gup Francesca Zavaglia, letta nell’aula Bachelet della Corte di Appello, è arrivata dopo oltre sette ore di camera di consiglio. È un verdetto che soddisfa pienamente la Procura di Bologna: «Complessivamente ha più che tenuto l’ipotesi accusatoria», ha commentato il procuratore aggiunto Valter Giovannini, che in aula, al termine, ha abbracciato i due pm della Dda Beatrice Ronchi e Marco Mescolini, che hanno coordinato le indagini e condotto l’accusa nel processo in rito abbreviato a 71 imputati; 17 sono stati i patteggiamenti. Tra chi aveva scelto il rito che dà diritto a uno sconto di un terzo della pena ci sono quasi tutti i capi e gli organizzatori dell’associazione; nel frattempo a Reggio Emilia e’ da poco cominciato il dibattimento per oltre 140 imputati.
Le condanne hanno sostanzialmente confermato l’impianto dell’accusa, con pene sopra i 10 anni a quasi tutti i capi, anche se le richieste dei pm erano state più elevate. E a molti “colletti bianchi”. Il gup ha inflitto 15 anni a Nicolino Sarcone, 14 anni e due mesi ad Alfonso Diletto, 12 anni e 2 mesi a Romolo Villirillo, 12 anni a Francesco Lamanna e Antonio Gualtieri 12 anni. Condannato a una pena pesante anche il recente pentito Giuseppe Giglio, 12 anni, imprenditore calabrese riconosciuto come un organizzatore della ‘ndrina emiliana, legata alla cosca calabrese Grande Aracri. Il fratello, Giulio Giglio, difeso dall’avvocato Fausto Bruzzese, è stato condannato a quattro anni e scarcerato. Nicolino Grande Aracri, ritenuto il capocosca, che in questo processo non rispondeva di associazione mafiosa, ha avuto sei anni e otto mesi; il fratello Domenico, avvocato, è stato assolto. Sono state in tutto 13 le assoluzioni e possono tirare un sospiro di sollievo i politici coinvolti. Come Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia e accusato di concorso esterno: «Spero di aver convinto i pm a non fare appello», ha detto il suo avvocato, Alessandro Sivelli.
«La mia fiducia nella giustizia che non mi ha mai abbandonato è stata ripagata. E questo nonostante un accanimento giudiziario da parte di alcuni Pm che preferiscono le conferenze stampa e la delegittimazione delle persone alla ricerca della verità» ha attaccato Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma: l’accusa nei suoi confronti e’ stata derubricata in corruzione elettorale e dichiarata prescritta. Annuncia esposti. Sono stati invece condannati i poliziotti Domenico Mesiano e Antonio Cianflone, a otto anni e sei mesi e a nove anni e quattro mesi; il giornalista Marco Gibertini a nove anni e quattro mesi, la fiscalista bolognese Roberta Tattini a otto anni e otto mesi; il capo dell’ufficio tecnico del Comune di Finale Emilia, Giulio Gerrini, a due anni e quattro mesi; il commercialista Donato Clausi a 10 anni, l’imprenditore reggiano Giovanni Vecchi quattro anni e dieci mesi. Le confische di beni sequestrati sono milionarie. Significativi i risarcimenti: per la Regione Emilia Romagna, parte civile, è stata disposta una provvisionale immediatamente esecutiva di 600mila euro; 150mila euro ciascuno per la Provincia di Reggio Emilia e altri Comuni del Reggiano che si erano costituiti.
Tommaso Romanin
(Ansa)
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