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TSUNAMI RENDE | Revocata la misura cautelare anche a Michele Di Puppo

COSENZA Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha revocato la misura cautelare anche a Michele Di Puppo ritenuto uno degli esponenti di vertice della cosca Lanzino-Ruà e finito nell’inchiesta d…

Pubblicato il: 22/04/2016 – 10:06
TSUNAMI RENDE | Revocata la misura cautelare anche a Michele Di Puppo

COSENZA Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha revocato la misura cautelare anche a Michele Di Puppo ritenuto uno degli esponenti di vertice della cosca Lanzino-Ruà e finito nell’inchiesta della Dda, denominata “Sistema Rende”, che cerca di fare luce su presunte collusioni tra ‘ndrangheta e politica. Michele Di Puppo (difeso dall’avvocato Gianluca Garritano), però, resta in carcere per altri reati. Nell’operazione dello scorso 23 marzo il gip aveva disposto il carcere pure per altri presunti capi del clan, come Francesco Patitucci, Adolfo D’Ambrosio e Umberto Di Puppo, e i domiciliari per politici eccellenti, ovvero: l’ex sottosegretario Sandro Principe, l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, gli ex consiglieri provinciali Pietro Ruffolo e Giuseppe Gagliardi, l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo, e domiciliari pure per Marco Paolo Lento ritenuto dagli inquirenti l’elemento di congiunzione tra la cosca e i politici.
Per i politici – che devono rispondere di corruzione elettorale e voto di scambio – il Riesame si è già espresso lo scorso 11 aprile, revocando la misura cautelare per Ruffolo, Mirabelli, Gagliardi, Bernaudo e Lento e rigettando invece la richiesta di scarcerazione per Principe che – del troncone politico – è l’unico che resta ai domiciliari. Per i presunti esponenti della cosca invece il Riesame ha revocato la misura cautelare per tutti, tranne che per D’Ambrosio che passa dalla misura cautelare in carcere agli arresti domiciliari almeno per questa inchiesta perché allo stato è detenuto al 41 bis per altre vicende. Ma l’unico che torna libero è Umberto Di Puppo. Michele Di Puppo e Francesco Patitucci – come D’Ambrosio – restano in carcere perché detenuti per altre vicende. 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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