COSENZA Lucio Presta, nella sua conferenza stampa di 24 ore fa, ha accusato Enzo Paolini di disprezzare il Pd dopo averlo cercato per mesi. E oggi l’avvocato cosentino, che sfiderà il manager nelle urne a giugno, replica con alcune «brevi osservazioni».
«È vero – dice il candidato sindaco del Pse –, ho tentato in tutti i modi di avere il Pd con me: ho chiesto le primarie, ho invocato il loro statuto, ho sperato nel rispetto delle regole. Ma non c’è stato niente da fare; hanno scelto un altro. La nomenclatura pd ha dapprima calpestato ogni regola e poi ha cercato di comprarmi». Un’accusa ribadita, che Paolini aveva già richiamato in precedenti usciti. Il riferimento è a una serie di contatti con i vertici dem calabresi e all’offerta di un incarico importante in cambio del suo ritiro dalla competizione elettorale. «Questo Pd – continua Paolini – glielo lascio volentieri; non è la lebbra, è solo un gruppo di persone che sono maggiordomi a Roma e pensano di essere padroni in Calabria. Noi ci teniamo ben stretti gli elettori del Pd, i sinceri democratici che non ne possono più di queste persone e questi metodi».
«Quanto all’altra affermazione – dice Paolini –, secondo la quale lui potrebbe permettersi di perdere avendo un lavoro mentre tra gli altri candidati vi sarebbero politici di professione dovrebbe avere l’amabilità di dire a chi si riferisce: al medico, al fotografo, all’ingegnere, all’architetto o all’avvocato? Se invece voleva dire che per aspirare a fare il sindaco occorre avere anche un’idea politica di città ha ragione. Può permettersi di perdere».
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