REGGIO CALABRIA «Una brutta storia interessa la sanità reggina e questa volta va a colpire proprio il cuore del sistema, il perno della moderna configurazione della rete ospedaliera provinciale che anche se con autonoma gestione, dovrebbe lavorare in simbiosi e a supporto degli altri ospedali della oramai imminente Città metropolitana. Si parla di aborti procurati, di manovre sbagliate, interventi mal riusciti coperti da cartelle cliniche aggiustate e interazione tra le categorie professionali operanti, atta a coprire le problematiche e ad occultare le prove dell’avvenuto».
Cisl Fp e Fials spiegano, in una nota firmata dai segretari generali Luciana Giordano e Bruno Ferraro, di aver acceso da tempo i riflettori «su come invece doveva essere la nuova sanità in provincia, come si potevano garantire i livelli essenziali di assistenza razionalizzando le spese, come si poteva e si doveva integrare il territorio con gli ospedali,puntando sul percorso nascite, sull’assistenza domiciliare integrata, sulla specialistica ambulatoriale». E invece «una vecchia e contorta mentalità e un Piano di rientro durato troppo tempo hanno determinato una “chiusura” tra le parti da integrare; le carenze organiche e strutturali hanno involuto le varie unità operative che si isolano dal contesto e trovano intese su come tutelarsi dai rischi continui a cui si farebbe invece fronte collaborando ed integrandosi». Per i sindacati serve più collaborazione e uno sforzo che va incanalato «ma nel supportarsi a vicenda nell’impegno comune di offrire ognuno il proprio incondizionato apporto, un orientamento di equipe con il sostegno di tutte le strategie di controllo e gestione del rischio clinico, dove ogni figura intuisce ed evita per tempo l’avverarsi di procedure che potrebbero portare all’insuccesso della cura, dell’intervento, della manovra».
«Purtroppo – notano – si è giunti ad un livello drammatico, almeno questo emerge dall’inchiesta avviata dalla Procura di Reggio Calabria, il ministro della Salute la definisce “una situazione veramente scandalosa”, gli arresti e le sospensioni dal servizio in effetti fanno preoccupare molto». È proprio da parte del ministro che Cisl e Fials «auspicano una presa di posizione nei confronti dell’immobilismo che da anni avvelena la sanità calabrese, oggi bisognevole di normalità e di sviluppo, di nuove e fresche professionalità per “aprire” alla trasparenza e interazione tra figure professionali e altre strutture della rete». E sperano che «il percorso della giustizia sia rapido ed efficace», augurandosi «che d’esempio a tutti e che tuteli la parte sana di professionisti su cui poggia la salute dei cittadini, ritenendo che l’affermazione del ministro Lorenzin “in Calabria c’è molto lavoro da fare e da fare in modo molto veloce”, non sia il solito slogan».
C’è da capire cosa sia veramente successo e, se ci sono responsabilità, «che siano perseguite legalmente». Intanto, entrambe le sigle sindacali considerano «apprezzabile la decisione prontamente assunta dalla direzione strategica dell’Azienda ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” di procedere alla sospensione del personale coinvolto e di avviare contestualmente i relativi procedimenti disciplinari nonché la sinergia scaturita immediatamente fra le due Aziende per fronteggiare la nuova emergenza relativa all’esigenza di reperire nuovo personale per garantire la continuità assistenziale. In ogni caso – concludono – è necessario difendere l’istituzione ospedale, dove operano professionisti qualificati in ogni ambito professionale e che rappresenta, pur con tutte le sue criticità e/o disfunzioni, la più grande fabbrica della salute dell’intera provincia reggina».
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