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Auto a Gioia Tauro, il Mise si è lasciato abbagliare?

È di pochi giorni fa la notizia che il progetto di costruire automobili innovative in polipropilene espanso a Gioia Tauro sia stata abbandonata dall’investitore americano, il Fondo LCV Management. …

Pubblicato il: 26/04/2016 – 8:53
Auto a Gioia Tauro, il Mise si è lasciato abbagliare?

È di pochi giorni fa la notizia che il progetto di costruire automobili innovative in polipropilene espanso a Gioia Tauro sia stata abbandonata dall’investitore americano, il Fondo LCV Management. Il dietrofront del Fondo rispetto a Gioia Tauro è però l’ultimo degli aspetti problematici di una vicenda che presenta di per sé diverse criticità e che probabilmente il ministero dello Sviluppo avrebbe dovuto meglio valutare prima di annunciare con toni enfatici potenziali investimenti in Calabria e in Puglia, spingendo la Regione Calabria ad avviare anche corsi di riqualificazione dei lavoratori in mobilità.
La prima cautela avrebbe dovuto consigliarla la natura del soggetto che propone l’investimento. Si tratta di un Hedge Fund, ossia un fondo speculativo, un fondo che, detto in soldoni, ricercando profitti superiori alle aspettative del mercato, è disposto a rischiare investendo in settori emergenti e utilizzando strumenti finanziari ad alto rischio.
Facendo uno studio sul proponente, il fondo LCV Management, si trova che non figura tra i primi 10 top hedge fund degli Stati Uniti. Interrogando il database EDGAR sul sito della SEC (Securities and Exchange Commission) degli Stati Uniti, LCV Management risulta avere un unico contratto con una società, ModusLink, risalente al 2010, senza la presenza di alcun Bilancio o Rendiconto Finanziario. Il sito web aziendale non contiene la sezione Investor Relations dove si dovrebbero trovare le informazioni finanziarie e i bilanci. Da un sito molto meno attendibile della SEC, Findthecompany.com, equivalente delle Pagine Gialle italiane, da prendere, quindi, con le dovute cautele, si evince che si tratta di un’impresa che ha un volume d’affari di 110.000 dollari e solo due dipendenti. Se ciò fosse vero, andrebbe spiegato come si può conciliare un investimento faraonico con questa dimensione aziendale, anche perché dalla lettura dei giornali e dei siti risulta che lo stesso Fondo sta progettando altri due grossi investimenti in Italia, uno in Friuli nel settore delle vernici innovative e uno nel settore finanziario con un sistema di gestione dei crediti difficili basato su obbligazioni multiemittente. A fronte di tanto attivismo in Italia, poi, non vi è traccia sul web di progetti di investimento in altri paesi o negli Stati Uniti, ma, ovviamente, il problema può essere legato ai motori di ricerca.
Credo e spero che il ministero dello Sviluppo Economico prima di avallare questi progetti di investimento abbia chiesto bilanci, credenziali ed altro e non si sia lasciato abbagliare solo dalla magnificenza dell’investimento proposto, ma chiedere a LCV Management un maggior livello di trasparenza dato che vuole fare grossi investimenti nel nostro Paese, utilizzando anche soldi pubblici, mi pare non sia solo opportuno, ma anche doveroso. Ci aspettiamo quindi che LCV Management e il ministero dello Sviluppo Economico rendano pubblici almeno gli ultimi tre bilanci di LCV Management e, soprattutto, diano informazioni sulla governance e sulla proprietà del Fondo.
Quanto al progetto proposto i dubbi riguardano la sua reale fattibilità e l’opportunità di utilizzare soldi pubblici come cofinanziamento.
Il polipropilene espanso viene già utilizzato nella componentistica automobilistica, una scocca in polipropilene espanso è stata presentata al Salone dell’Auto di Torino del 2010 e nessuno dei grandi marchi ha dimostrato fino ad ora interesse alla soluzione. Il settore automobilistico è, poi, un settore complesso dove contano le economie di scala e la rete di distribuzione e difficilmente questo nuovo entrante potrebbe competere in termini di costi con gli attuali attori. La vettura di LCV Management, di classe C, dovrebbe essere venduta attraverso il canale di internet ad un prezzo di 13-14mila euro, prezzo già sicuramente non competitivo rispetto alle altre auto sul mercato, ma ancora senza indicazioni sul motore e sull’allestimento base che può portare ad una oscillazione di prezzo e di prestazioni del 30-40% e soprattutto senza indicazione di chi avrebbe dovuto sostenere i costi di trasporto e consegna una volta concluso il contratto su internet.
Se il progetto è la scommessa di un hedge fund, un fondo che mette in conto un certo numero di fallimenti nella ricerca di un progetto vincente, questo è totalmente legittimo.
Utilizzare risorse pubbliche per finanziare questi investimenti risulta, invece, poco giustificabile.
Una probabilità di successo del 20% è perfettamente accettabile per un hedge fund, non è assolutamente accettabile per un ministero che impegna soldi pubblici e che, per la scarsità delle risorse, investendo in questo progetto, sottrae investimenti ad altri progetti, probabilmente più meritevoli.
La valutazione dei progetti, comprendendo nella valutazione anche i promotori dei progetti, è un passaggio imprescindibile nell’attrazione degli investimenti se si vogliono ottenere risultati concreti. Sarebbe, quindi, opportuno che la Regione Calabria, se vuole effettivamente promuovere politiche industriali con l’attrazione di investimenti, si doti di una Struttura di Valutazione Indipendente che selezioni le proposte di investimento e scelga quelle con maggior grado di realizzabilità e con maggior grado di coerenza con le nostre risorse endogene.

*Docente Università Mediterranea

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