COSENZA La pax a Cosenza è finita. Enza Bruno Bossio attacca sui social dopo la decisione del Nuovo centrodestra di abbandonare il Pd alle Amministrative. «Gentile fuori dal governo», è l’hashtag coniato dalla parlamentare (ex?) bersaniana. Tanto basta per provocare la risposta (piccata) del sottosegretario allo Sviluppo economico, Tonino Gentile. Che ai microfoni della Tgr Calabria affonda il colpo: «La giunta Oliverio? Abbiamo perso un anno e mezzo. Sull’investimento perso a Gioia Tauro non sono stato consultato, ma forse qualcosa avrei potuto fare per evitare ciò». E ancora: «A Cosenza abbiamo scelto la strada dell’autonomia, in coerenza con quanto fatto in occasione delle ultime regionali quando sia il Pd che il centrodestra hanno tentato di eliminarci dalla scena politica». Così, testualmente.
Il lungo weekend di fuoco rischia di diventare un passaggio chiave nella storia recente della politica a Cosenza. Un po’ come alle Provinciali del 2009: quella tornata spezza il patto di non belligeranza tra i fratelli Gentile e il centrosinistra, Pino scende in campo contro Mario Oliverio e molti equilibri, per qualche anno, saltano.
Sono elezioni “vere”, quelle poi vinte dall’attuale governatore. Rischiano di diventare altrettanto “vere” quelle per scegliere il nuovo inquilino di Palazzo dei Bruzi.
Intanto, il dado è tratto: la tregua tra la famiglia Adamo-Bruno Bossio e quella Gentile è saltata. E le conseguenze di questo scontro tra i big della politica calabrese rischia di pagarlo Mario Oliverio. Chi ci ha parlato, racconta che il presidente della giunta regionale non sia per nulla sereno per lo scenario che va delineandosi in vista del voto di giugno: «Qui rischiamo di indebolire e logorare l’immagine della giunta. E questo, alla vigilia di appuntamenti importanti, non possiamo permettercelo».
Sa bene, Oliverio, che un eventuale passo falso del Pd a Cosenza e Crotone verrebbe attribuito al segretario Magorno, ma soprattutto a lui. E per questo motivo predica ai suoi calma e sangue freddo. Il governatore è preoccupato soprattutto per i venti di guerra che arrivano da Cosenza, dove il candidato scelto dai dem fatica a conquistare visibilità e spazio nel dibattito politico. Per ora, ripetono i big, «il candidato è Presta», ma sottotraccia in parecchi tessono la tela che porta altrove.
A Roma, intanto, si cerca di correre ai ripari. Marco Minniti, su sollecitazione di Magorno, ha convocato tutti i colonnelli nella Capitale per la giornata di mercoledì. Al riparo da occhi indiscreti si cercherà di analizzare i motivi della scollatura tra Lucio Presta e gli altri che dovrebbero sostenerlo in questa battaglia elettorale.
Nel Pd temono nuove sorprese negative. Ennio Morrone, uno dei maggiori azionisti della Grande alleanza cosentina, ha confessato a più di una persona la sua «insofferenza» per come Presta ha impostato la campagna elettorale. Il timore, tra i dem, è che l’ex forzista possa chiamarsi fuori e decidere di puntare tutto sull’alleanza Ncd-Paolini. Riuscirà Minniti, a cui tutti riconoscono grandi capacità diplomatiche, a ricucire uno strappo, l’ennesimo, che rischia di scompaginare i piani del centrosinistra cosentino?
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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