CATANZARO «Non viene meno la fiducia della Procura di Catanzaro nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine». Lo ribadisce con forza e più volte questo concetto il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamani nel capoluogo calabrese. Il tema è quello relativo all’operazione congiunta della squadra mobile della Polizia e del Reparto operativo dei carabinieri di Cosenza che ha portato all’applicazione di due ordinanze di misure cautelari (firmate dal gip Assunta Maiore) nei confronti di un ex poliziotto e un’altra persona ritenuti responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di Vincenzo Ciciarello, attualmente in servizio alla Prefettura di Cosenza e l’imprenditore Enrico Francesco Costabile. Sono, invece, soltanto indagati sempre per concorso esterno in associazione mafiosa un ex carabiniere ormai in pensione, Antonino Perticari e Fabrizio Bertelli, quest’ultimo impiegato alla polizia stradale bruzia.
Le indagini svolte dal pm Pierpaolo Bruni avrebbero infatti permesso alla Procura di mettere in luce un sistema che, per tramite di Costabile, consentiva ai più alti esponenti della cosca di ‘ndrangheta Rango-Zingari di venire a conoscenza di notizie e informazioni riguardanti attività di indagine nei loro confronti, consentendo loro di neutralizzare l’attività investigativa.
Da qui, dunque, le dichiarazioni di Bombardieri che, affiancato dal collega Vincenzo Luberto, dal comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Cosenza Milko Verticchio e dal capo della squadra mobile cosentina Giuseppe Zanfini, ha sottolineato come l’attività di indagine si sia svolta in forte sinergia tra la Procura e i reparti delle forze dell’ordine.
L’inchiesta, che aveva preso le mosse all’indomani dell’operazione del novembre 2014 che aveva portato in carcere i maggiorenti della cosca cosentina, tramite intercettazioni ambientali e soprattutto con il supporto della collaborazione di quattro pentiti (due dei quali direttamente presenti nei momenti in cui le notizie venivano “recapitate”), ha permesso anche di riscontrare l’eventualità che nel corso della prima operazione contro la cosca Rango-Zingari alcuni esponenti siano riusciti a sfuggire alla cattura proprio grazie alle “soffiate” degli indagati.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
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