COSENZA I boss erano a conoscenza delle microspie che venivano piazzate in casa loro o di altri sodali e per questo “modificavano” comportamenti e conversazioni. Tutto ciò per il tramite dell’imprenditore Enrico Costabile che sarebbe stato informato dall’allora ispettore della Mobile di Cosenza Vincenzo Ciciarello. Nei loro confronti il gip di Catanzaro, su richiesta della Dda, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa. Mentre ha rigettato la stessa richiesta per un carabiniere in pensione Antonio Perticari e per Fabrizio Bertelli, impiegato alla Polstrada bruzia. Perticari e Bertelli restano comunque indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. Gli esponenti delle forze dell’ordine – secondo le indagini coordinate dai procuratori aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e condotte dal sostituto Pierpaolo Bruni – avrebbero rivelato diverse informazioni riservate ai presunti esponenti del clan Rango-Zingari.
I rapporti tra le divise infedeli e i boss del Cosentino vengono descritti nelle quasi 200 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare e sono corroborati da una complessa attività di indagine che – come ribadito dal procuratore reggente Bombardieri in conferenza stampa – ha visto la piena collaborazione di polizia e carabinieri. A riscontro di quanto emerso da captazioni telefoniche e ambientali anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Costabile – è scritto nell’ordinanza – si sarebbe avvicinato al clan nel 2012 e sarebbe stato lui a riferire ad Adolfo Foggetti (oggi pentito) e a Maurizio Rango (condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luca Bruni e detenuto in regime di 41 bis) che «poteva avere notizie relative alle indagini in corso da un poliziotto del quale non aveva mai fatto il nome».
«L’AMICO POLIZIOTTO» Anzi, Costabile va oltre: per dimostrare quanto fosse attendibile la sua fonte subito avrebbe rivelato che a casa di Rango era stata piazzata una microspia durante i suoi arresti domiciliari scattati per il delitto Messinetti. «Avuta questa notizia – scrive il gip Assunta Maiore – evitarono di parlare a casa di Rango, mentre prima di apprendere la notizia relativa alla microspia la casa di Rango era frequentata dai massimi esponenti del clan e cioè da Foggetti, Chianello, Presta, Filippo Solimando, Luigi Abbruzzese figlio di “Dentuzzo”, Umberto Di Puppo, Ettore Sottile, Rinaldo Gentile, Antonio Abbruzzese figlio di Giovanni». Secondo quanto riferito da Costabile – che avrebbe appreso le informazioni dal «poliziotto» la microspia in casa di Rango era stata piazzata a seguito delle indagini sulle estorsioni «perpetrate in danno dei Foggetti giostrai che gestiscono, ogni anno, nel bimestre ottobre-novembre le giostre ai giardini pubblici di Rende. Per conto del gruppo era stato Adolfo Foggetti ad avere sempre gestito personalmente queste richieste estorsive in quanto aveva la possibilità di avvicinare i parenti dai quali ogni anno riceveva danaro in misura oscillante tra gli 8 e i 10mila euro, oltre a 4/500 biglietti omaggio». Il poliziotto, ovvero Vincenzo Ciciarello, avrebbe – sempre «tramite Costabile» – informato la cosca anche di una telecamera davanti all’abitazione di Daniele Lamanna, a via Popilia. La telecamera era stata trovata e smontata da persone «incaricate da Rango sulla base delle indicazioni fornite da Costabile che quest’ultimo aveva avuto dal poliziotto».
Costabile, tramite «l’amico poliziotto» avrebbe informato gli esponenti della cosca che «erano pronti gli ordini di cattura per tutti». Subito dopo il fermo del 27 novembre del 2014 Maurizio Rango avrebbe «confidato a Foggetti che Tonino Banana, Ettore Sottile e Ciccio U Zuoppo, erano sfuggiti alla cattura proprio in virtù delle informazioni passate da Costabile». «L’informatore di Costabile – scrivono i magistrati – veniva “ringraziato” in modo costante e diverso. Rango aveva sparso in giro la voce che questo informatore era così importante da dover accontentare qualsiasi richiesta avesse fatto. In più occasioni giustificava esborsi di 1000 o 2000 euro dicendo che doveva consegnarli a Enrico Costabile che, a sua volta, doveva pagare il poliziotto». Per ricambiare i favori Foggetti, Rango e altri componenti si sarebbero interessati a rinvenire un motorino che era stato rubato a una persona «molto cara al poliziotto». Foggetti – mettono nero su bianco gli inquirenti – ha delineato un «rapporto privilegiato tra Costabile e un poliziotto, di cui né lui né Rango avevano mai saputo le generalità grazie al quale la cosca riusciva a ottenere notizie su attività di indagine che li riguardava, finanche su microspie, attività a sorpresa etc. Costabile faceva quindi da tramite e a sua volta consegnava al poliziotto soldi in cambio delle notizie fornite».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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