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Il «no» di Lucio al centro del summit Lotti-Minniti

Alla fine il passo indietro lo ha fatto proprio lui, Lucio Presta, il manager che intendeva fare il sindaco di Cosenza, l’uomo che metteva tutti d’accordo, da Flavio Briatore a Matteo Renzi. Il dom…

Pubblicato il: 28/04/2016 – 12:54
Il «no» di Lucio al centro del summit Lotti-Minniti

Alla fine il passo indietro lo ha fatto proprio lui, Lucio Presta, il manager che intendeva fare il sindaco di Cosenza, l’uomo che metteva tutti d’accordo, da Flavio Briatore a Matteo Renzi. Il domatore di divinità dello spettacolo che avrebbe dovuto imbarcare le decadute divinità della politica cosentina. Ma anche il simulacro al riparo del quale la “premiata ditta” Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio avrebbero dovuto ristrutturare quel Pd che Adamo ha sempre destrutturato in vista di una sua candidatura a sindaco. Anni di tragedie e di scorrettezze, di trabocchetti e di inciuci consumati per azzoppare prima Paolini, votando Perugini, e poi tutti e due votando Mario Occhiuto. Patti col diavolo a ripetizione e meticolosi innesti di personaggi, che non inciamperanno mai perchè chi striscia non inciampa, a controllare circoli e sezioni, comitati e segreterie. Tutto vano: Lucio Presta, o perchè ha capito il gioco o, più semplicemente, perche non lo ha capito, li lascia con un palmo di naso ed abbandona il campo a meno di una settimana dallo scadere del termine per la presentazione delle liste.
Complimenti a Magorno e Guglielmelli. Il “Duo di Piadena” a confronto era da master in politica internazionale. Hanno fatto fuori Paolini, inventato uno scioglimento anticipato del Consiglio pur essendo impreparati a gestirne le conseguenze, stracciato lo Statuto del Pd per non concedere le primarie. Un crescendo rossiniano conclusosi con la richiesta al premier di cacciare dal governo Tonino Gentile “reo” di capire la politica e di non piegarsi ai galeotti. Hanno spinto l’impudicizia fino alla firma di un documento dei cinque segretari provinciali contro il Nuovo centrodestra, pur sapendo che ben tre di quei segretari sono abusivi e illegittimi perchè decaduti da due anni. E ora cosa portano a casa?
Un solo risultato: quello di aver fatto comprendere a Roma la loro totale inaffidabilità. Prova ne sia che l’incontro romano che doveva sculacciare gli improbi, rilanciare la candidatura di Presta e trasformare un complotto di paese in un programma politico non c’è mai stato. Prima dovevano vedersi a Palazzo Chigi alle 15 di mercoledì, poi alle 19, poi alle 10 di giovedì… poi sono arrivate le dimissioni di Lucio Presta da candidato. E forse hanno cominciato a capire qualcosa.
Chi aveva capito tutto dall’inizio erano stati proprio Marco Minniti e Luca Lotti: alle 13:30 di mercoledì si erano incontrati riservatamente. Piccola enoteca a Piazza di Pietra, ultima saletta in fondo, dove neanche i cellulari hanno accesso. Lontano dai palazzi presidiati dalle truppe cammellate salite da Cosenza. Apre le danze Minniti: «Luca, abbiamo un problema…»; «Lo so, Marco, ho parlato con Gentile…».

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