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Riparte in Appello il caso Lanzino

CATANZARO Ha preso il via questa mattina, nel tribunale di Catanzaro, il processo d’appello per la morte di Roberta Lanzino, la studentessa violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 mentre con il s…

Pubblicato il: 28/04/2016 – 12:46
Riparte in Appello il caso Lanzino

CATANZARO Ha preso il via questa mattina, nel tribunale di Catanzaro, il processo d’appello per la morte di Roberta Lanzino, la studentessa violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 mentre con il suo motorino percorreva la strada di Falconara Albanese per raggiungere la casa al mare a San Lucido, dove l’avrebbero aspettata i suoi genitori.
Il 6 maggio di un anno fa la Corte d’Assise di Cosenza ha assolto Franco Sansone e Luigi Carbone – il pastore di Cerisano che sarebbe stato vittima di lupara bianca – accusati del delitto Lanzino. Franco, Alfredo e Remo Sansone, sono stati assolti per il delitto Carbone. Tutti assolti per non aver commesso il fatto. È rimasto quindi senza volto e senza nome l’assassino di Roberta Lanzino. Nel corso del processo di primo grado venne fuori una prova scientifica importante: il Ris di Messina riuscì a isolare il Dna dell’assassino, prelevato da un campione di terriccio sotto la testa di Roberta in cui è stata analizzata una mistura di sperma e sangue. Ma questo dna non è risultato appartenere agli imputati.
Questa mattina il procuratore generale Modestino ha chiesto un nuovo esame del Dna su Franco Sansone (perché secondo l’appello presentato dalla Procura di Paola non sarebbe stato eseguito in modo corretto). Mentre le parti civil (rappresentate dagli avvocati Ornella Nucci e Francesco Cribari) hanno chiesto di riascoltare i consulenti Maggi e Romanazzi (che all’epoca fecero l’autopsia) richiesta a cui si è associata la Procura generale. La Corte di appello si è riservata la decisione che renderà noto nella prossima udienza del 25 maggio, quando potrebbe prendere il via la nuova istruttoria dibattimentale.

L’INFINITO ITER PROCESSUALE Il primo processo si è chiuso senza colpevoli con l’assoluzione in tutti e tre i gradi di giudizio degli imputati di quel procedimento. Sette anni fa si aprì un secondo processo alla luce delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia (l’ex boss Franco Pino), che vide alla sbarra alcuni pastori di Cerisano, Franco Sansone e Luigi Carbone, di cui non si hanno più notizie da anni. Per gli inquirenti Carbone sarebbe vittima di lupara bianca: sarebbe stato ucciso perché voleva rivelare quello che sapeva del delitto Lanzino al quale – sempre per l’accusa – avrebbe partecipato e anche di altri omicidi che coinvolgevano i Sansone. 
Quindi, dal 2007 a oggi si è celebrato il secondo processo Lanzino che vedeva tra gli imputati Franco Sansone e Luigi Carbone, ritenuti responsabili di aver violentato e ucciso Roberta. E Franco Sansone, il padre Alfredo e il fratello Remo accusati di aver ammazzato Carbone.
Il processo, dopo continui rinvii e difficoltà a entrare nel vivo, è giunto a una svolta un anno fa quando la Corte incarica il Ris di Messina di esaminare alcuni reperti relativi all’omicidio Lanzino. Vestiti e altro materiale rimasto chiuso negli scatoloni e conservato negli archivi del tribunale. 
Il paziente e accurato lavoro del Ris porta a una prova scientifica importante: la Scientifica isola su un campione di terriccio, prelevato dal terreno sotto il quale è stato trovato il cadavere della ragazza, una mistura di sangue e sperma. Da questa mistura è stato isolato il Dna che appartiene a due individui. Ma comparato con quello di Franco Sansone e con quello dei familiari di Carbone (genitori e figli di Luigi) non risulta appartenere agli imputati. Un risultato scientifico importante, dopo quasi trent’anni dal delitto, che porta la pubblica accusa – rappresentata dai pm della Procura di Paola Sonia Nuzzo e Maria Camodeca –, a chiedere l’assoluzione di Franco Sansone e di Carbone per l’omicidio Lanzino e la condanna all’ergastolo di Franco e Alfredo Sansone per quello di Carbone. Chiedendo, altresì, l’assoluzione per Remo per il delitto Carbone. Dopo la sentenza di assoluzione la Procura di Paola ha fatto ricorso. E, alla luce della scoperta del Ris ha aperto un fascicolo per scovare il “proprietario” di quel Dna. Da quel momento ha dato il via alla comparazione del campione con alcuni sospettati.

NEGATIVO IL TEST DEL DNA SULLA FAMIGLIA SANSONE Ha dato esito negativo l’esame del Dna eseguito, alcuni mesi fa, sui fratelli Remo e Raffaele Sansone, i pastori di Cerisano coinvolti nel secondo processo sulla morte di Roberta Lanzino.
Il procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, aveva chiesto di eseguire l’esame anche su Remo – che durante il processo non fece il test perché accusato solo del delitto Carbone – e su un altro fratello Raffaele, estraneo alla vicenda processuale. La richiesta, accolta dal gip di Paola, è stata rivolta nuovamente anche nei confronti di Franco Sansone che già durante il processo era stato sottoposta a esame. Ma gli esiti sono stati tutti negativi. Ora la Corte di appello deciderà se eseguire nuovamente l’esame del Dna su Franco Sansone.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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