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Ferro in Consiglio? Si discute il 19 ottobre

ROMA Finalmente c’è una data: mercoledì 19 ottobre. È fissata per quel giorno l’udienza in Corte costituzionale sul ricorso intentato da Wanda Ferro contro il suo mancato ingresso in consiglio…

Pubblicato il: 29/04/2016 – 8:58
Ferro in Consiglio? Si discute il 19 ottobre

ROMA Finalmente c’è una data: mercoledì 19 ottobre. È fissata per quel giorno l’udienza in Corte costituzionale sul ricorso intentato da Wanda Ferro contro il suo mancato ingresso in consiglio regionale. La notifica è arrivata nelle scorse ore al pool di legali che segue l’ex candidata alla presidenza della Regione del centrodestra. Come giudice relatore è stato designato l’ex premier Giuliano Amato.
Ferro, come si ricorderà, ha presentato ricorso contro a legge elettorale calabrese, riformata sul finire della scorsa legislatura. A marzo dello scorso anno i giudici amministrativi – che hanno anche respinto l’eccezione di difetto di giurisdizione presentata dalla Regione Calabria e dal consigliere regionale Ennio Morrone, il cui seggio è in discussione a seguito del ricorso di Ferro –, hanno sospeso la propria decisione ed emesso un’ordinanza di rinvio alla Corte costituzionale, avendo rilevato contraddizioni tra la legge elettorale e lo Statuto della Regione Calabria tali da richiedere la pronuncia del giudice delle leggi.
Verosimilmente la decisione della Consulta è attesa per metà novembre. La vicecoordinatrice regionale di Forza Italia contesta la mancata elezione a Palazzo Campanella. Un inedito a queste latitudini, considerato che nelle scorse legislature un seggio è stato sempre riservato al migliore candidato perdente tra quelli in lizza per la presidenza. 
Accanto a questo procedimento rimane in piedi quello che vede coinvolto il segretario calabrese della Dc Eraldo Rizzuti. «La giurisprudenza consolidata – spiega il centrista – ci dice che il Consiglio non poteva legiferare in periodo di prorogatio e che ha alterato le regole del gioco. I calabresi hanno votato con una legge illegittima e non si può pensare che il tutto si riconduca al giusto ingresso del candidato a presidente maggiormente rappresentativo. Sì tratta di rispettare quella democrazia ferita – conclude Rizzuti – che non doveva essere oggetto di leggi elettorali e che ha visto colpevolmente legiferare il Consiglio in un momento in cui doveva astenersi».

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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