CROTONE La svolta, quella vera, più che sportiva è stata statistica. Dicembre 2015: la quota promozione per il Crotone precipita da 500 a 5,70. Dalla fascia dell’impossibile – quella riservata alle squadre che farebbero meglio a puntare alla salvezza – a quella del probabile. Ma erano (ancora) sfumature di una scienza inesatta: a Natale ci credevano solo gli irriducibili. E gli stessi bookmaker piazzavano il Cagliari in testa alla classifica alla fine della stagione, nonostante avesse in quel momento tre punti di svantaggio. D’altra parte, i sardi avevano sconfitto gli uomini di Juric per 4-0 nello scontro diretto e parevano “condannati” a dominare.
Seconda svolta, questa volta sportiva. Crotone-Cagliari: 3-1 e sorpasso. Quanto ancora “Serie A” fosse un’espressione impronunciabile lo racconta la dichiarazione di Juric alla vigilia della partita: «Se vinciamo, offro la cena ai ragazzi perché avremmo praticamente raggiunto la salvezza». Bassissimo profilo fuori dal campo, altissimo sul rettangolo verde: Cagliari dominato sotto il profilo tattico, tecnico, atletico e mentale. Un capolavoro che svela il senso profondo delle parole di Juric. Era solo un invito alla calma e a mantenere alta l’attenzione, perché a quel punto della stagione l’obiettivo era chiaro a tutti: raggiungere la serie A senza passare per i playoff. Nessuna squadra, quest’anno, ha giocato a ritmi così alti, ha attuato un pressing così efficace, ha messo in campo idee di gioco così chiare e vincenti.
Tanto per mettere in chiaro chi fosse più in forma, contro il Cagliari i rossoblù sono passati in vantaggio dopo poco più di un minuto: cross dalla sinistra di Stoian, Storari (il portiere dei sardi) a “farfalle” e gol di Budimir. Intermezzo: Stoian è stato ingaggiato a stagione in corso perché era senza squadra e Budimir è arrivato da sconosciuto e ora è uno dei pezzi forti del mercato. Nomi da appuntare sul taccuino: ricordate Bernardeschi e Florenzi? Anche loro sono passati dallo Scida. Da quel momento in poi, la Serie B ha assistito a una scalata con pochissimi passaggi a vuoto. Una transizione tra sogno e realtà, dal terreno dell’impossibile a quello dell’inevitabile.
Come a Bari: in vantaggio al terzo minuto, raggiunti e superati dai pugliesi, gli Squali sembrano dover subire una sconfitta pesante. E invece, con due gol in nove minuti, ribaltano la situazione come solo le grandi predestinate sanno fare. La chiude Budimir, ma non è una novità.
La promozione del Crotone riporta la Calabria in Serie A sette anni dopo l’ultima stagione vissuta dalla Reggina nella massima divisione. L’ultimo gol di una calabrese sui campi delle grandi è un rigore di Christian Stuani contro il Siena nel 2009, al Granillo. Sembra una vita fa, ora che gli amaranto (con una nuova società) sono costretti a inseguire palloni sui campi della Serie D.
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Resta da stabilire se quella del Crotone sia un’impresa paragonabile agli exploit di Frosinone e Carpi dello scorso anno. Ci ha provato il sito ultimouomo.com a mettere sulla bilancia le storie, utilizzando un punto di vista originale. Crotone, nelle classifiche con le quali l’Istat monitora lo stato di salute economica delle regioni e delle province, occupa stabilmente gli ultimi posti. La squadra e la passione calcistica non hanno solide reti imprenditoriali su cui poggiarsi. Da vent’anni comanda la famiglia Vrenna che ha sempre scelto di puntare sui giovani, evitando le spese folli e lanciando promesse giunte in prestito da team più blasonati. Accanto al patron c’è Giuseppe Ursino, manager esperto, abituato a operare (bene) sul mercato con quel che c’è. È lui, secondo molti osservatori, l’arma X del Crotone. Ha pescato, tra gli altri, Cataldi, Bernardeschi e Florenzi. Linea verde anche sugli allenatori: dopo l’addio di Massimo Drago, rimasto in carica per 3 anni, ha puntato tutto su Ivan Juric, nonostante avesse una sola esperienza in prima squadra, nella Lega Pro con il Mantova. Già a Crotone da calciatore tra il 2001 e il 2006, il tecnico slavo, con il suo 3-4-3 ispirato da Gian Piero Gasperini, ha garantito spettacolo e risultati.
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Anche a San Siro, dove – seppur contro un Milan non memorabile – i rossoblù hanno sfiorato l’impresa. L’ha centrata in pieno, invece, il suo pubblico, dalle scale del Duomo alla Scala del calcio. Tutto bellissimo. E l’anno prossimo lo rifaranno.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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