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«Agricoltura, nel Psr ancora ammesse sostanze pericolose»



CATANZARO Le associazioni Agricoltura biologica Calabria, medici per l’ambiente Isde-Italia e Apicoltori professionali della Calabria (Aprocal) hanno inviato al presidente della giunta regionale, M…

Pubblicato il: 30/04/2016 – 11:02
«Agricoltura, nel Psr ancora ammesse sostanze pericolose»



CATANZARO Le associazioni Agricoltura biologica Calabria, medici per l’ambiente Isde-Italia e Apicoltori professionali della Calabria (Aprocal) hanno inviato al presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, una lettera per denunciare la scarsa sostenibilità ambientale dei sistemi della produzione agricola cosiddetta “integrata”. La Regione ha infatti disciplinato di recente la produzione agricola “integrata”, qualificata come sistema di coltivazione finalizzato a rendere «minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi» in agricoltura. Ma – per Maurizio Agostino e Salvatore Cugliari (Abc), Ferdinando Laghi (Isde) e Gaetano Mercatante (Aprocal) – i «disciplinari di produzione integrata 2016 della Regione Calabria, prevedono in verità un elenco interminabile di principi attivi, senza sostanziale limitazione, rispetto alle prassi di uso corrente».
Nei giorni scorsi è stato pubblicato il bando delle misure Psr cosiddette “a superficie”, le quali prevedono anche il sostegno economico delle aziende che adottano i disciplinari di produzione integrata. «Né bando, né disciplinari – sostengono le associazioni – prevedono una reale strategia di diminuzione dell’uso dei presidi chimici di sintesi, con parametri misurabili in grado di dare dimostrazione di una graduale riduzione a vantaggio dell’ambiente e della salute pubblica. Fra i principi attivi ammessi destano particolare preoccupazione il glifosate ed il clorpirifos (etile e metile). Il glifosate – spiegano – è ormai ritenuto dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro “probabile cancerogeno per l’uomo”. L’Unione europea ha avviato una discussione e il ministro dell’Agricoltura italiano ha preso posizione a favore della sua esclusione dall’elenco delle sostanze a uso agricolo. A fronte di tutto ciò – lamentano – in Calabria risultano finanziate pratiche colturali che fanno uso di glifosate, con dosi anche di 9 litri per ettaro di superficie coltivata. Il clorpirifos – continuano – è un pesticida molto pericoloso, tanto che l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti di America lo ha bandito per l’uso domestico. La sua alta pericolosità è dovuta anche al fatto che è disponibile in formulati altamente volatili, che determinano contaminazioni accidentali anche a notevoli distanze. È un pericolo per gli inermi abitanti dei territori agricoli ed anche di notevoli danni per le aziende agricole biologiche. I disciplinari inoltre contengono un lungo elenco di principi attivi che sono stati esclusi dalle principali catene della grande distribuzione europea. È il caso a esempio del diserbante linuron, dell’anticrittogamico meptyldinocap, dell’insetticida fosmet. Per non parlare poi del neonicotinoide imidacloprid, la cui tossicità sulle api e gli insetti pronubi è stata già ampiamente dimostrata e denunciata».
Le associazioni firmatarie chiedono, quindi, al presidente della Regione una attenta riflessione sulle reali compatibilità ambientali e sociali del sistema di produzione agricola “integrata”, prima che siano messe in atto misure di aiuto economico. A questo proposito sono state recapitate precise e semplici proposte. «La produzione integrata – sostengono – deve davvero costituire un primo passo per la conversione bio-ecologica dell’agricoltura calabrese e per questo deve essere ripensata nella sua impostazione, prevedendo significative pratiche colturali davvero alternative all’uso delle principali sostanze chimiche di sintesi; il finanziamento alle aziende agricole deve essere vincolato all’attuazione di reali obiettivi di riduzione dell’uso della chimica di sintesi, che devono essere quantificati e garantiti alla Regione Calabria ed ai consumatori; i sistemi e le tecniche della produzione integrata devono escludere le pratiche del diserbo con prodotti chimici di sintesi. Il controllo delle erbe spontanee può e deve essere attuato con sistemi agronomici preventivi; le molecole chimiche di sintesi consentite devono essere sottoposte a verifica, per una sostanziale limitazione dei principi particolarmente dannosi, principi che sono, tra l’altro, già esclusi dalle principali catene della grande distribuzione alimentare, italiani ed europei; si proceda comunque all’immediata esclusione dell’utilizzo del glifosate e del cloripirifos; si estenda la proibizione dell’uso di diserbanti e di insetticidi chimici di sintesi nella pulizia e nella disinfestazione delle strade e delle aree pubbliche su tutto il territorio regionale; i monitoraggi ambientali sulle molecole chimiche di sintesi utilizzate in agricoltura, devono essere intensificati, con criteri e modalità chiare e trasparenti, in grado di attivare la conoscenza e la partecipazione di produttori, tecnici e consumatori, nonché delle rispettive organizzazioni di rappresentanza. Si apra – chiudono – un confronto aperto su tali argomenti, che coinvolga anche le organizzazioni mediche e le associazioni agrobiologiche e ambientaliste».

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