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Appalto sospetto, 11 indagati all'Asp di Reggio

REGGIO CALABRIA C’è una nuova inchiesta che riguarda un appalto scaduto e prorogato di fatto all’Asp di Reggio Calabria. La Procura di Locri indaga sui servizi di pulizia, sanificazione, disinfezio…

Pubblicato il: 30/04/2016 – 15:29
Appalto sospetto, 11 indagati all'Asp di Reggio

REGGIO CALABRIA C’è una nuova inchiesta che riguarda un appalto scaduto e prorogato di fatto all’Asp di Reggio Calabria. La Procura di Locri indaga sui servizi di pulizia, sanificazione, disinfezione, disinfestazione e derattizzazione degli ospedali di Locri e Siderno e della struttura ex Aias di Stignano. Il contratto finito sotto la lente degli inquirenti è quello gestito dalla Coopservice di Locri (successivamente diventata Gruppo Coopservice Gestioni) tra il luglio 2011 e il maggio 2015. Quasi quattro anni per 112mila euro al mese e un totale di 5,6 milioni di euro liquidati, secondo l’accusa «in assenza di regolare gara d’appalto e relativo contratto, atteso che il rapporto di fornitura dei servizi – aggiudicato in data 24 giugno 2008 con delibera numero 420 del direttore generale dell’ex Asl numero 9 di Locri – era andato a scadenza in data 30 giugno 2011».

GLI INDAGATI Per la faccenda, il pubblico ministero Ezio Arcadi ha iscritto sul registro degli indagati undici persone. Si tratta di Nicola Calabrò, responsabile dell’ufficio proponente delle delibere incriminate; Francesco Macheda, rup per due delibere; Rocco Mario Polimeni, ex direttore sanitario dell’Asp di Reggio Calabria; Francesco Sarica, ex ds e commissario straordinario dell’Asp; Vincenzo Scali, ex direttore amministrativo dell’Asp; Rosanna Squillacioti, già dg dell’Asp di Reggio; Pasquale Staltari, ex responsabile del Settore economico-finanziario; Ermete Tripodi, nella qualità di ex direttore sanitario per una delibera e dg per un’altra; Antonio Vartolo, anch’egli ex responsabile del Settore economico-finanziario, come d’altra parte Diego VItrioli, pure lui indagato; e Lorenzo Delfino, legale rappresentante della Coopservice. Secondo la Procura, le pratiche seguite dalla burocrazia della sanità reggina e locridea avrebbero causato un vantaggio patrimoniale alla società affidataria e un danno alle imprese che avrebbero potuto concorrere alla nuova gara a evidenza pubblica che l’Asp avrebbe dovuto indire.



I DUBBI SULLA COOP C’è dell’altro. Il cambio nella denominazione della società (da Coopservice a Gruppo Coopservice) sarebbe servito, tra l’altro, per aggirare «il contenuto della nota della Prefettura di Reggio Calabria che, in data 29 maggio 2009, si era espressa negativamente sul conto della società Coopservice di Locri sotto il profilo di possibili infiltrazioni mafiose». La Coopservice, in effetti, era stata a lungo attenzionata in sede di Commissione d’accesso dell’Asl di Locri e compariva nella relazione Basilone, l’atto con il quale il governo sciolse quell’Azienda sanitaria. È questa l’ombra più ingombrante sull’affidamento del servizio, anche se non è l’unica. Secondo il pm, infatti, nessuno si è preso la briga di verificare se la ditta avesse i requisiti tecnici ed economici richiesti in fase di gara. Non sono poche le osservazioni che i magistrati porranno agli indagati, invitati a comparire con una nota firmata dal pm il 22 aprile scorso.

L’ANTICORRUZIONE La nuova inchiesta arriva a scuotere un panorama già in fibrillazione. L’Autorità nazionale anticorruzione, infatti, ha già avviato un’istruttoria per il periodo contrattuale 2014-2016. Lo ha fatto su impulso del sindacato, dopo la denuncia del ricorso generalizzato e indiscriminato a procedure prive di evidenza pubblica. Non è l’unico intervento dell’authority presieduta da Raffaele Cantone. C’è anche un’indagine già conclusa, al termine della quale i commissari straordinari dell’Asp di Reggio, hanno segnalato le anomalie riscontrate ai dirigenti che le avrebbero commesse, senza tuttavia prendere provvedimenti nei loro confronti.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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