Pensavamo di non dover puntare nuovamente gli obiettivi su Catanzaro in così breve tempo, non tanto e non solo perché si potesse pensare che tutto ciò che di negativo era stato segnalato potesse essere stato risolto, ma per un senso di riguardo verso la città che, suo malgrado, si trova a vivere una condizione di precarietà forse senza precedenti.
Siamo consapevoli che tutto scivola sulle spalle di chi ha la responsabilità di amministrare, il dato è comune in molte altre città italiane, ma eccelle al Sud e, specialmente, nella nostra regione. Eravamo fiduciosi che un minimo di responsabilità potesse contribuire a risolvere ciò che è divenuto intollerabile.
Cominciamo dalla raccolta differenziata dei rifiuti che ha determinato il proliferare di cassonetti sui marciapiedi e il discutibile utilizzo che, spesso, se ne fa in barba alle regole.
Ci si chiederà quale relazione possa avere il non tenere conto delle regole da parte dei privati con le responsabilità dell’amministrazione comunale. Ne ha e lo vedremo! Naturalmente alla base di tutto c’è la mancanza di senso civico da parte di alcuni cittadini, infatti, se ci si ostina a non tenere conto del calendario per il conferimento secondo le regole della raccolta differenziata pur sapendo che i rifiuti non saranno raccolti, gli stessi rimarranno accatastati per alcuni giorni fino a fuoriuscire dai cassonetti, dispensando “odori” per le strade e trasformando i marciapiedi in porcilaie.
Ma c’è da chiedersi se la destinazione delle banchine a deposito dei “carrellati” sia stata autorizzata, oppure sia frutto dell’abusivismo che è una realtà parecchio in voga a Catanzaro e non riguarda soltanto la raccolta differenziata. Se così fosse c’è da capire quali provvedimenti sono stati adottati per restituire i marciapiedi ai cittadini. Significa, tutto sommato, un ritorno ad un tenore di vita più consono alle abitudini di una popolazione sempre più di frequente mortificata dei suoi diritti.
Altro esempio di malgoverno, comunque lo si analizzi, è il proliferare ovunque degli “spazi gialli”, quelli che delimitano le zone riservate per la sosta degli autoveicoli di alcune categorie di cittadini. Se chi li concede è, per così dire, “di manica larga” perché dimostra di non saper dire di no lo si esoneri dall’impegno.
Catanzaro è una città che ha bisogno di molto altro; soffre di una crisi di rigetto per quanto riguarda il traffico automobilistico che ha bisogno di essere disciplinato per non cadere nel caos. E invece sulle strade ci sono pochissimi controlli, limitandosi ad alcune unità di vigili spesso concentrati nello stesso spazio, insufficienti per il flusso dei mezzi. Ne deriva una realtà completamente consegnata alla responsabilità dei cittadini con tutto ciò che ne consegue considerato che non tutti dimostrano di avere assimilato quel principio civico secondo il quale la libertà di ciascuno finisce là dove comincia quella di un altro. Ciò determina non solo di collocare il cassonetto dell’immondizia nel luogo che ci fa più comodo, ma anche il rombo fastidioso della motocicletta che sfreccia nelle ore più impensate sotto casa. O anche il suono del clacson dell’automobilista che, incolonnato, sollecita ad andare avanti.
Ma Catanzaro è divenuta anche la città delle buche per le strade o dell’asfalto arricciato, entrambi pericolosi per i pedoni che l’attraversano. Perdurando tali inconveniente evidentemente si confida nell’egoismo del destino che possa far sì che accada agli altri di rovinare al suolo. Se vai al Municipio e lo fai presente ti fanno le spallucce mentre ti assicurano che lo faranno presente.
Passano anni e le condizioni non cambiano, anzi peggiorano. E le spallucce le fanno anche gli amministratori, coscienti che le casse comunali sono pressoché vuote avendo scelto di concentrare risorse in aree che magari possono garantire più benevolenza in occasione di scadenze elettorali fidando che i cittadini abbiano potuto perdere anche il senso della valutazione e della critica.
Il non tenere in ordine la città non è solo segno di mancanza di senso civico, ma incidere anche profondamente nel clima di incertezza e di insicurezza che investe la società; cosa che, insieme alla crescente paura della criminalità, determina precarietà sociale. La crisi dei sistemi di sicurezza e protezione sociale, il diffondersi di una disoccupazione strutturale e di un mercato del lavoro sempre meno garantito, la caduta dei modelli valoriali, il riemergere e moltiplicarsi di povertà mettono in discussione le nostre certezze e influiscono in modo determinante sulla sensazione di insicurezza di ampie fasce di popolazione.
Il risanamento dei centri storici, l’attivazione di progetti di quartiere per l’inclusione sociale, la promozione di attività collettive nei parchi e nelle strade, le decine di piccoli e grandi interventi di cura della città e di pianificazione degli spazi per la sicurezza, finalizzati a diminuire il rischio e ad ampliare le opportunità che la città offre, sono il frutto di programmi e progetti complessi di cui il Comune, nonostante ciò che si possa dire, si deve fare carico. Il resto è abulia.
Consentitemi, infine, un’ultima riflessione. Oggi, sabato 30 aprile, il Presidente del Consiglio dei ministri giungerà a Reggio Calabria per la stipula del “Patto per la Calabria” che prevede gli interventi che il governo centrale intende fare nella regione in sinergia con Palazzo Campanella sede del consiglio regionale. Più di qualcuno dovrebbe vergognarsi per non avere ricordato al Capo del Governo che il capoluogo della Calabria è Catanzaro.
*giornalista
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