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«Per la Calabria il primo maggio non è un giorno di festa»

CATANZARO «La Calabria che si approccia al Primo Maggio appare sempre più, un malato in pericolo di vita. Disoccupazione a doppia cifra, giovani in fuga in cerca di realizzazione professionale, pen…

Pubblicato il: 30/04/2016 – 11:00
«Per la Calabria il primo maggio non è un giorno di festa»

CATANZARO «La Calabria che si approccia al Primo Maggio appare sempre più, un malato in pericolo di vita. Disoccupazione a doppia cifra, giovani in fuga in cerca di realizzazione professionale, pensionati lasciati a livelli minimi di sopravvivenza, divario infrastrutturale incolmabile, sanità in sofferenza, politica disattenta, strapotere criminale, corruzione allarmante, mondo universitario in sofferenza, è questo il contesto in cui sta maturando il futuro della nostra regione». Lo afferma, in una dichiarazione, il segretario generale della Uil della Calabria, Santo Biondo. «Il Primo maggio 2016 post crisi, per il Mezzogiorno e in particolare modo per la Calabria – aggiunge – non puo’ essere considerato un giorno di festa. Nella speranza che questa giornata di valore storico dedicata ai lavoratori e alle lavoratrici non diventi un vuoto appuntamento segnato in rosso sul calendario, ma sia invece un momento di seria riflessione, come Uil Calabria vogliamo mettere in chiaro alcuni punti che riteniamo fondamentali per il rilancio economico, sociale e relazionale della Calabria, ma, soprattutto, intendiamo con il nostro intervento suonare la sveglia per i rappresentanti della deputazione calabrese e del governo regionale. I politici e gli amministratori locali hanno nelle loro mani il destino di intere generazioni, di migliaia di “neet” che non hanno trovato nel piano “Garanzia giovani” la soddisfazione delle loro aspettative, di uomini e donne messi ai margini del mercato del lavoro da una crisi senza precedenti. Il promesso cambiamento tarda a far sentire i suoi frutti. Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si muove all’interno di un copione ormai trito e ritrito. Alla Calabria non basta più l’elemosina di Stato. I calabresi, le forze sociali e produttive di questa regione, aspettano, ormai, da troppo tempo politiche serie e concrete finalizzate al rilancio del mondo del lavoro, investimenti reali capaci di generare sviluppo. Quello del Masterplan che doveva essere, almeno nelle intenzioni iniziali, uno strumento per il rilancio delle macro area meridionale, appare oggi piu’ un contentino dato ai presidenti di regione, secondo vecchie prassi della politica, che un progetto strategico in grado di costruire nel tempo le condizioni per la risalita economica e sociale del Mezzogiorno”. “La Uil Calabria, in questa giornata particolare – dice ancora Biondo – richiama il Governo nazionale ad un’attenzione concreta e non di facciata nei confronti di questa regione e dei calabresi. Questa nostra terra sta registrando un’involuzione seria e preoccupante. Il Premier, intanto, marcia spedito lungo il percorso tracciato da una politica di austerita’ che, a forza di tagli, rischia di ridurre i presidi di legalita’ in un contesto in cui la ‘ndrangheta diventa sempre piu’ ricca e potente, assestando un colpo mortale alle esperienze universitarie che con tanta fatica hanno fatto della Calabria un punto di eccellenza culturale. La formazione culturale, infrastruttura necessaria allo sviluppo di ogni comunita’,questo e’ bene sottolinearlo, non puo’ essere sacrificata alle logiche economiche di mercato. Purtroppo, dobbiamo amaramente costatare che ancora oggi manca a Palazzo Chigi una strategia, una visione concreta del futuro di questa regione. Poco comprensibile in questo scenario è poi l’azione politica della giunta regionale. Sino ad oggi, la Regione non e’ riuscita a rendere concreta l’inversione di tendenza auspicata dai calabresi, i quali speravano che questo governo regionale, rispetto al passato, imprimesse un passo più deciso e spedito alla sua azione politico amministrativa. Giacciono nei cassetti della “cittadella” regionale il tanto strombazzato piano per il lavoro, il piano regionale dei trasporti, la riforma delle società a partecipazione pubblica regionale, la rimodulazione dei livelli istituzionali degli enti di area vasta e della città metropolitana, e infine la concreta attuazione di una misura di contrasto alla povertà».
«Si faccia, quindi, della giornata del Primo Maggio – conclude Biondo – un punto di svolta contro questa crisi che sta mettendo i diritti in secondo piano. Chi ha responsabilità politiche non tradisca le aspettative dei cittadini elettori e rimetta al centro delle proprie attenzioni il futuro del Mezzogiorno in generale e della Calabria in particolare».

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