REGGIO CALABRIA «Vogliamo che la Calabria torni in Serie A come il Crotone». È questo l’augurio che il premier Matteo Renzi ha voluto rivolgere a Reggio e alla Calabria, presenziando all’inaugurazione del nuovo Museo archeologico nazionale (Marc) nella città calabrese dello Stretto.
«IN PRIMA FILA CON I GIUDICI» Un appuntamento atteso da oltre dieci anni, segnati da scandali, ritardi, inchieste e lavori a singhiozzo che hanno fatto slittare di anno in anno l’apertura e lasciato a prendere polvere negli scantinati alle prestigiose collezioni. Per alcuni mesi – ha svelato qualche mese fa un’inchiesta della Dda – sono anche andate a finire in un magazzino della ‘ndrangheta, che sulla ristrutturazione del museo di Reggio è riuscita a mettere le mani, sottoponendo la ditta incaricata a regolare ed esosa estorsione. Un’ombra pesante, spazzata via dall’inchiesta della Dda, cui però oggi il premier non ha fatto alcun riferimento. È vero, dice solo in chiusura, «non abbiamo ancora sconfitto la criminalità organizzata, per questo siamo in prima fila con i giudici, con le forze dell’ordine, con le forze vive della società civile che combattono contro la ‘ndrangheta».
IL BICCHIERE NON SIA SOLO MEZZO VUOTO Ma – spiega più volte il premier nel corso del suo intervento – non si può sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto. «Tutti insieme – propone alla sala gremita di politici di ogni ordine e grado, autorità civili e militari, forze dell’ordine e qualche imbucato – per i prossimi due anni mettiamo da parte le polemiche e lasciamole ai professionisti del no. Dico solo basta a chi racconta il Sud come un luogo dove va tutto male». Certo, ammette, le cose da fare ci sono e sono tante, «in nove anni ci sono state difficoltà e problemi, di occasioni perse ne abbiamo a bizzeffe. Chi si lamenta spesso ha ragione, ma questo ragionamento non serve, serve solo per evitare gli errori del passato». Ora, invece, per il premier è arrivato il «momento di correre».
DOBBIAMO CORRERE Un invito rivolto in primo luogo al nuovo direttore del Marc, Carmelo Malacrino, da ottobre alla guida del polo reggino, come al sindaco Giuseppe Falcomatà, al governatore Mario Oliverio e ai tanti rappresentanti della politica cittadina e regionale che affollano le sedie blu della piazza/sala Paolo Orsi, dedicata a chi per primo ha sognato e combattuto per il museo. «Quando noi siamo arrivati al governo, l’Italia a sud di Roma aveva meno visitatori stranieri della provincia di Bolzano. Ma non vi fa arrabbiare?», chiede Renzi alla sala, toccando uno dei punti da lungo tempo dolenti per Reggio, come per l’intera Calabria. E dal Museo, che a detta del premier «deve essere simbolo di un Paese che chiude tutti i cantieri aperti», il primo ministro promette «interventi specifici e puntuali» perché «di fronte a tutta questa bellezza, non è possibile che il Museo abbia meno di 200mila visitatori l’anno».
PRIMA A3 E SS106, POI DEL PONTE SE NE PARLA Interventi che hanno a che fare in primo luogo con le infrastrutture destinate a creare un asse, magari ad alta velocità, che unisca tutto il Sud Italia «da Napoli a Palermo», «e vogliamo farlo – aggiunge – perchè vogliamo che questo Museo sia ben collegato e abbia intorno delle strutture che consentano di incrementare la presenza dei visitatori. La Calabria ha delle meravigliose bellezze paesaggistiche e dobbiamo fare in modo che i turisti riescano a raggiungere questa regione comodamente». Magari senza fare lo slalom fra continui cambi di carreggiata, come il perenne cantiere della Salerno-Reggio Calabria tuttora impone. «Come avevamo annunciato, confermiamo che a dicembre i lavori saranno finalmente conclusi. E a fine luglio faremo un sopralluogo per verificarlo. In quell’occasione affronteremo anche la questione dei lavori per la statale 106». Solo dopo, sottolinea il premier, avrà senso parlare di ponte sullo Stretto.
«AVETE I SOLDI, ORA LAVORATE» Nel frattempo, anche le istituzioni locali dovranno fare la loro parte. «Vi abbiamo dato i soldi, ora bisogna correre», sottolinea Renzi, in riferimento ai patti per la città metropolitana e per la Calabria, poco prima siglati, sotto lo sguardo dei Bronzi, con Giuseppe Falcomatà e Mario Oliverio.
IL PATTO PER LA CITTÀ METROPOLITANA «Una giornata storica per Reggio», dice il primo cittadino, orgoglioso – sostiene – non solo perché «siamo la prima città metropolitana a firmare i patti per il Sud», ma «anche l’unica a custodire così tanta bellezza in larga parte ancora da scoprire», come dimostra – spiega – lo straordinario ritrovamento di resti archeologici durante gli scavi per il nuovo parcheggio in pieno centro città. Una bellezza da valorizzare, gli ricorda Renzi, quasi ordinandogli di mettere mano al vetusto edificio del Roof Garden, storico bar che da decenni marcisce accanto al museo. «Non è possibile – sottolinea il premier – che chi visita al museo debba vedere accanto questa struttura, adesso i soldi ci sono». Alla nascente Città metropolitana è arrivato un assegno da 132 milioni di euro, destinato anche a dare ossigeno al suo principale centro amministrativo, azzoppato da un trentennale piano di rientro che ha salvato Reggio Calabria dal default, ma le ha – di fatto – legato le mani in termini di investimenti e servizi. Come verranno gestiti e a cosa saranno destinati, al momento non è dato sapere. Di certo in tanti – e non tutti limpidi – si sono fatti avanti con progetti, proposte e desiderata che toccherà all’amministrazione tenere a bada, ma Falcomatà si mostra fiducioso. «Non basta stare seduti su un tesoro – afferma – dobbiamo valorizzarlo».
IL PATTO PER LA CALABRIA Ancor più generoso è il finanziamento previsto dal “patto per la Calabria”, che ha messo in mano al governatore Mario Oliverio la bellezza di 7,5 miliardi di euro. «Il Mezzogiorno è tornato, grazie all’impulso del presidente Matteo Renzi, all’attenzione del Paese. La Calabria oggi, con le risorse programmate in un anno di intenso lavoro, può diventare un’occasione per i calabresi e per l’Italia», afferma il governatore, che ci tiene a sottolineare «l’impronta caratterizzante che abbiamo voluto dare a questo piano straordinario per la Calabria. La sua caratteristica – aggiunge – è tenere al centro la cura per il territorio, per consolidare le fragilità naturali che tutti conosciamo e tutelare il paesaggio meraviglioso in cui viviamo e che per troppo tempo abbiamo maltrattato. Metterlo in sicurezza è la nostra primaria esigenza, perché si tratta di tutelare la vita dei calabresi, a cui vogliamo lasciare infrastrutture degne di un paese moderno e proiettato al futuro. Solo con un territorio risanato metteremo i calabresi nelle condizioni di esprimere al meglio le proprie energie e produrre i benefici in termini economici e sociali che attendiamo e che otterremo, con il concorso di tutti, con l’impegno di ciascun calabrese che ama questa terra». Altre risorse – annuncia – saranno destinate alla sanità, al porto di Gioia Tauro, al sistema aeroportuale e «molto sarà dedicato alla valorizzazione dei beni culturali, a dimostrazione del valore che noi diamo al nostro patrimonio». Per Oliverio è l’inizio di «una piccola rivoluzione amministrativa», simile «a quello che accade in questo Museo, che appartiene a ciascun calabrese, perché è qui che sono riunite le radici più antiche dell’identità della Calabria, dove il complesso di una miriade di reperti e autentici gioielli rende più chiaro e più eloquente quali e quante potenzialità questa regione possieda».
UN MILIARDO IN ARRIVO PER LA CULTURA Anche per il ministro Franceschini la rinascita del Museo segna una svolta importante: «È un’opportunità di crescita sociale, civile ed economica di questo territorio e più in generale del Meridione che è doveroso cogliere, costruendo un percorso virtuoso di s
viluppo incentrato sul turismo culturale, rispettoso del contesto e capace di portare ricchezza. È il punto di partenza di una nuova sfida che i vertici del Museo, la Città e il Paese sono chiamati a vincere». Ad agevolarla, annuncia, ci sarà un finanziamento straordinario di un miliardo di euro destinato solo alla cultura, che verrà approvato nel corso della riunione straordinaria del Cipe in programma per domani, domenica 1 maggio.
«LE POLEMICHE NON SERVONO» Insomma, sembrano tenerci a specificare tutti, le risorse ci sono. «Ora però – conclude Renzi – dobbiamo prendere un impegno: che i prossimi due anni le polemiche le lasciamo ai professionisti delle polemiche. A quelli che dicono sempre di no e a quelli che cambiano casacca, a quelli che vedono sempre il negativo. Chi parla male dell’Italia vive nel mondo dei no. Chi si lamenta e dice “potevamo fare meglio” spesso parla a vuoto. Questo atteggiamento non serve, bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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