REGGIO CALABRIA «Siamo seduti su un tesoro basta scavare tre metri e spunta fuori una meraviglia nascosta». Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà non si vuole sbilanciare, ma non riesce a nascondere l’entusiasmo per gli antichi resti emersi dagli scavi di piazza Garibaldi, durante gli scavi preliminari per la costruzione del parcheggio interrato. «Dobbiamo ancora avere la certezza dell’epoca a cui sale il ritrovamento, siamo comunque di fronte ad un evento straordinario. Da ciò che dicono gli esperti – si lascia scappare – infatti, quanto emerso si troverebbe al di fuori delle mura della antica città. Possiamo, quindi, riscrivere una parte importante di storia della nostra città e del nostro Paese».
La struttura emersa dal sottosuolo in pieno centro cittadino, nella piazza che delimita il lato sud principale corso della città, ricade in un’area che secondo le antiche carte sarebbe esterna alle mura dell’antica Reghion. Per questo, inizialmente, archeologi e tecnici non si erano lasciati andare a facili entusiasmi. Ma via via che i lavori di scavo sono andati avanti, facendo emergere prima uno strato di malta e mattoni, con tanto di alloggiamenti per i marmi di copertura, quindi i gradoni in pietra, sono stati costretti a ricredersi. Quello che inizialmente è stato classificato come “acciottolato” di epoca romana, magari proveniente da un’antica strada, è stato qualificato poi come un opificio di epoca aragonese o bizantina, quindi come una struttura di epoca medioevale. Ma strato dopo strato, l’antica struttura emersa dal sottosuolo ha cassato tutte le ipotesi. In Sovrintendenza, tutti hanno le bocche cucite e nessuno si sbilancia. I rilievi sono in corso – dicono – tanto sugli antichi resti, come su piatti, vasellame e monete ritrovati nel sito, che potrebbero aiutare a datare quelle mura. In città però già circolano diverse ipotesi.
Per Daniele Castrizio, docente di Numismatica all’università di Messina e membro del comitato scientifico di quel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, che solo ieri ha riaperto i battenti dopo un decennio di scandali e oblio, quelli emersi a piazza Garibaldi potrebbero essere i resti di una tomba nobiliare della Roma imperiale. Per altri invece, il nucleo centrale della struttura potrebbe essere addirittura precedente. Secondo alcune ipotesi infatti, i romani potrebbero aver utilizzato lo scheletro di un edificio ancora più antico, trasformandolo in una struttura di servizio dell’antico porto, un tempo poco distante dall’area. Interpretazioni che toccherà agli archeologi della soprintendenza vagliare con attenzione, anche alla luce dei piatti ancora integri, come di anfore, brocche e monete rinvenuti durante gli scavi. Ma le sorprese che la Reggio sotterranea riserva potrebbero non essere finite. Nei prossimi giorni si continuerà a lavorare sia in quell’area, dove gli scavi dovrebbero arrivare fino a circa 8 metri, sia sul lato sud della piazza, dove verrà aperto un nuovo cantiere.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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