ROMA La data cerchiata in rosso è quella del 19 ottobre. Sarà in quel mercoledì che la Corte costituzionale (giudice relatore è l’ex premier Giuliano Amato) affronterà i ricorsi pendenti sulle ultime elezioni regionali in Calabria.
Già, perché oltre al ricorso presentato da Wanda Ferro contro la sua esclusione dal consiglio regionale, nonostante sia la miglior perdente tra i candidati alla presidenza, è stato inserito (in via incidentale) quello intentato dalla Democrazia cristiana (rappresentata da Eraldo Rizzuti) che chiede l’annullamento della consultazione e il ritorno alle urne. Nella giornata di martedì il legale del segretario calabrese della Dc, Antonio Todisco, ha ricevuto da piazza del Quirinale la conferma che attendeva da tempo: la pratica che riguarda il suo assistito sarà trattata nell’udienza del 19 ottobre.
CONVOCATE LE CONTROPARTI La Corte costituzionale ha ritenuto riunire i due procedimenti riguardanti le elezioni regionali in Calabria e ha invitato gli interessati a svolgere gli adempimenti relativi. Per questo motivo i difensori di Mario Oliverio (rappresentante legale della Regione che si è costituita contro il ricorso di Ferro) e dei consiglieri Giuseppe Mangialavori ed Ennio Morrone (entrambi entrati in Consiglio grazie al meccanismo dei resti) avranno facoltà di integrare gli scritti difensivi. Ferro, come si ricorderà, ha presentato ricorso contro la legge elettorale calabrese, riformata sul finire della scorsa legislatura. A marzo dello scorso anno i giudici amministrativi – che hanno anche respinto l’eccezione di difetto di giurisdizione presentata dalla Regione Calabria e dallo stesso Morrone –, hanno sospeso la propria decisione ed emesso un’ordinanza di rinvio alla Corte costituzionale, avendo rilevato contraddizioni tra la legge elettorale e lo Statuto della Regione Calabria tali da richiedere la pronuncia del giudice delle leggi.
RIZZUTI ALL’ATTACCO Il segretario della Balena bianca è sempre più convinto che le ultime regionali non siano state elezioni legittime perché celebrate sulla base di una nuova legge elettorale che non poteva essere varata. «La giurisprudenza consolidata – spiega il centrista – ci dice che il Consiglio non poteva legiferare in periodo di prorogatio e che ha alterato le regole del gioco. I calabresi hanno votato con una legge illegittima e non si può pensare che il tutto si riconduca al giusto ingresso del candidato a presidente maggiormente rappresentativo. Si tratta di rispettare quella democrazia ferita – conclude Rizzuti – che non doveva essere oggetto di leggi elettorali e che ha visto colpevolmente legiferare il Consiglio in un momento in cui doveva astenersi».
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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