CATANZARO Per i magistrati della Procura di Castrovillari, le perquisizioni che hanno turbato i piani alti della Cittadella regionale erano necessarie. Perché sarebbero «sussitenti gravi indizi» relativi all’ipotesi di truffa contestata agli otto indagati nell’inchiesta sul taglio di legname a Bocchigliero. Ma, nel decreto recapitato oggi a sei di loro, la Procura di Castrovillari isola un tassello ritenuto molto importante nel lavoro di riscontro sugli elementi raccolti. Si tratta dell’interrogatorio di Leandro Savio, uno dei dirigenti di Calabria Verde finiti sotto inchiesta. È un atto che risale al 2 marzo scorso e che chiama in causa sia Gaetano Pignanelli, capo di Gabinetto di Mario Oliverio, che Mario Caligiuri, capostruttura del dipartimento Agricoltura. Dall’interrogatorio, secondo i pm di Castrovillari, emergerebbero «ulteriori scenari delittuosi». Savio avrebbe evidenziato «in primis l’interessamento di Gennarino Magnone – nominato consulente per il Piano di gestione in seno a Calabria Verde – al rilascio delle concessioni per la raccolta del legname in favore della ditta De Luca, nonché di altra ditta, Simon Legno, in quanto il De Luca si sarebbe recato direttamente presso gli uffici di Calabria Verde in compagnia di Magnone». E a quel punto il consulente «avrebbe espressamente chiesto di avviare l’iter concessorio in favore del De Luca, pur a fronte della mancata presentazione della relativa domanda».
(Gaetano Pignanelli)
Ma Magnone non sarebbe l’unico interessato a quella concessione: «Il rilascio della concessione – è ancora la sintesi dell’interrogatorio – era già stato sollecitato dal capo di Gabinetto del presidente della giunta regionale, Gaetano Pignanelli, nonché dal capostruttura presso il dipartimento dell’Agricoltura Mario Caligiuri». È il passaggio che porta gli uomini del Corpo forestale nella Cittadella di Germaneto a caccia di documenti. Proprio nelle ore in cui, in un’altra area della “casa di calabresi”, il governatore presentava i contenuti del Patto per la Calabria sottoscritto qualche giorno fa assieme al premier Matteo Renzi. Per Savio ci sarebbe un’altro aspetto anomalo riguardo alla concessione, perché questa – secondo il suo racconto – «veniva consegnata brevi manu direttamente al De Luca dal Magnone».
«Le indagini – aggiungono i magistrati – hanno evidenziato, d’altra parte, che a seguito dell’esecuzione del decreto di sequestro dell’area boschiva, il custode giudiziario Antonietta Caruso ha fortemente preteso di poter scegliere guardia giurate “di sua fiducia” e ciò verosimilmente al fine di poter gestire le indennità e i rimborsi relativamente ai terreni indicati».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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