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Fallara bis, chiusa l'indagine sui dirigenti del Comune

REGGIO CALABRIA Per anni hanno incassato compensi né previsti né dovuti, ma con «artifizi e raggiri» hanno anche indotto in errore l’amministrazione comunale di Reggio Calabria, facendosi liquidare…

Pubblicato il: 04/05/2016 – 0:42
Fallara bis, chiusa l'indagine sui dirigenti del Comune

REGGIO CALABRIA Per anni hanno incassato compensi né previsti né dovuti, ma con «artifizi e raggiri» hanno anche indotto in errore l’amministrazione comunale di Reggio Calabria, facendosi liquidare indebitamente quasi un milione e mezzo di euro. A circa quattro anni dall’iscrizione sul registro degli indagati, la procura di Reggio Calabria ha chiuso le indagini sui quattordici fra dirigenti e funzionari del Comune che tra il 2007 e il 2010 hanno incassato indebitamente compensi e retribuzioni.

L’INCHIESTA Li hanno scovati gli ispettori del ministero delle Finanze, che su richiesta della procura hanno messo mano al bilancio di Palazzo S. Giorgio nell’ambito del cosiddetto caso Fallara, costato all’ex sindaco, nonché governatore Giuseppe Scopelliti una condanna a sei anni di reclusione. Ma se l’ormai ex primo cittadino aspetta, ormai da tempo, il processo d’appello, per molti dei dirigenti e funzionari – un tempo simbolo della sua amministrazione e in molti casi tuttora a Palazzo S. Giorgio – i guai potrebbero essere appena iniziati. Tutti quanti sono chiamati a rispondere di abuso d’ufficio e truffa aggravata perché «nello svolgimento delle loro funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ed in particolare in violazione del principio dell’onnicomprensività della retribuzione, si procuravano un ingiusto vantaggio patrimoniale».

IL GIOCO DELLE TRE CARTE (TRUCCATE) Il trucchetto – hanno scoperto inquirenti e investigatori – era semplice. I rup, responsabili unici del procedimento, nominavano uno staff di supporto per la realizzazione di un’opera o l’affidamento di un servizio, facendosi erogare mandati di pagamento di cui beneficiavano gli stessi dirigenti che avevano predisposto i provvedimenti di liquidazione o i rup stessi. E le cifre di cui si sono indebitamente appropriati non sono di poco conto.

MAXI TRUFFA In testa alla classifica c’è l’ingegnere Bruno Fortugno, per anni “signore” del Servizio Idrico integrato, cui i pm contestano un indebito arricchimento di 356.642,34 euro. A seguirlo a ruota c’è Marcello Cammera, per lungo tempo a capo di settori strategici – e stando a quanto emerso, remunerativi – come Decreto Reggio, Urbanistica, Lavori Pubblici, oggi spedito – non senza polemiche – alla Cultura. Per la procura, tra il 2008 e il 2010, si è indebitamente appropriato di 347.543,41 euro. Negli stessi anni, per i magistrati, si è appropriato di 276.301,82 euro Pasquale Crucitti, ingegnere del settore Lavori pubblici, per lungo tempo dirigente del Settore Programmazione e progettazione, oggi rup del delicatissimo appalto per la costruzione del nuovo Palazzo di giustizia. Ammonta invece a 206.070 euro tondi la somma che la procura contesta all’ingegnere Giuseppe Granata, che ha già rischiato guai per l’affare Italcitrus, l’acquisizione dell’ex fabbrica per la trasformazione degli agrumi, bocciata dalla Corte dei conti come «operazione imprudente e sconsiderata, tanto che il complesso immobiliare, a distanza di anni dal suo acquisto, è rimasto in stato di abbandono, inutilizzato e invenduto». Per quell’affare Granata è stato assolto, ma ha continuato a lavorare a palazzo S. Giorgio, dove è stato anche responsabile dell’unità operativa “Gestione beni confiscati” e rup per i lavori di metanizzazione della città, per alcune opere del Decreto Reggio e del Piano triennale di opere pubbliche.

GLI ALTRI INDAGATI Al funzionario Domenico Basile, in servizio presso gli uffici tecnici comunali, la procura contesta invece di aver indebitamente incassato 62.678,66 euro, mentre è un conto di 34.137,29 euro quello presentato all’ex city manager del Comune, Franco Zoccali, fedelissimo di Scopelliti, tanto da transitare poco dopo di lui da Palazzo San Giorgio alla Regione, dove è approdato con un contestato incarico di direttore generale. A Domenico Gangemi, funzionario del settore Servizi tecnici, tuttora in servizio e rup di diversi procedimenti, la procura contesta invece 20.600 euro tondi, mentre di poco minore – 17.461,59 euro – è il conto presentato a Saverio Putortì, ex dirigente comunale del settore Urbanistica, poi transitato in regione, ma più volte chiamato come commissario di gara anche ai Riuniti. È invece ancora in servizio il funzionario dei Servizi Tecnici, spesso incaricato come rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, Domenico Macrì, che per i magistrati ha indebitamente incassato 17.461,59 euro. L’ex dirigente del settore Patrimonio, contratti, appalti, Egidio Surace per la procura deve dare conto di 14.261,76 euro, mentre a Vincenzo Cuzzola, funzionario dei Lavori Pubblici, fino al 2014 rup dei lavori di riqualificazione del corso Garibaldi, i magistrati hanno presentato un conto da 13.000 euro. Per il geometra Orazio Palamara, che nel 2008 aveva competenza sul decreto Reggio, la somma contestata è di 8.298,16 euro, mentre per Giancarlo Cutrupi , funzionario dei Lavori pubblici, è di 5.348,16 euro. Infine, in elenco c’è anche l’attuale dirigente dell’avvocatura civica, Fedora Squillaci, che avrebbe indebitamente percepito 4.071,42 euro.

ALL’ORIGINE DELL’INDAGINE Anomalie messe in evidenza nel lontano settembre 2011 dagli ispettori del Mef, poi chiamati dalla procura a redigere una specifica consulenza tecnica finita al centro del caso Fallara, che ha svelato come per anni il bilancio sia stato confezionato ad arte, nascondendo debiti e millantando attivi, tali da permettere all’amministrazione dell’epoca di spendere, finanziare, acquistare. Un’inchiesta che si è concentrata sulla dirigente, morta suicida in seguito ad una fatale ingestione di acido muriatico, sull’ex sindaco Scopelliti e sui revisori dei conti dell’epoca, per stralciare e rimandare ad altra sede gli approfondimenti sui dirigenti.

CORSA CONTRO IL TEMPO Quelle carte sono finite al centro di un altro fascicolo, per anni trascinatosi di proroga in proroga, di pm e pm, fino ad approdare sulla scrivania del sostituto procuratore Sara Amerio. È toccato a lei riprendere le fila di un’indagine che da lungo tempo si trascinava, anche sfrondandola delle – tante – contestazioni già tecnicamente prescritte. Per tutte quelle ancora in piedi, le indagini adesso sono ufficialmente chiuse. Nelle ultime settimane, i quattordici indagati hanno ricevuto gli avvisi di conclusione indagini e hanno avuto modo e tempo di decidere se farsi sentire o meno in procura. In ogni caso, per tutti è iniziato il conto alla rovescia. Dalla ricezione della notifica, devono passare venti giorni, quindi la palla passa alla Procura per l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. E con la scura della prescrizione che incombe, c’è da scommettere che nessuno abbia intenzione di perdere tempo.

E IL SINDACO? Ma la “grana dirigenti” rischia anche di tracimare fuori dal palazzo di giustizia. Fin dall’inizio della sua amministrazione, il sindaco Giuseppe Falcomatà ha annunciato la volontà di mettere mano all’organizzazione della macchina comunale, ma i suoi – seppur timidi – tentativi di riforma si sono scontrati con la resilienza della burocrazia e di alcuni dei suoi componenti. Ma la partita è ancora in corso. E la chiusura dell’ormai vetusta inchiesta, per il sindaco non è che una nuova freccia al suo arco.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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