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Falcomatà e la burocrazia resiliente

REGGIO CALABRIA Non c’è pace per il Comune di Reggio Calabria. L’avviso con cui la procura della Repubblica sta informando 14 fra dirigenti e funzionari di Palazzo San Giorgio di ritenerli colpevol…

Pubblicato il: 06/05/2016 – 22:34
Falcomatà e la burocrazia resiliente

REGGIO CALABRIA Non c’è pace per il Comune di Reggio Calabria. L’avviso con cui la procura della Repubblica sta informando 14 fra dirigenti e funzionari di Palazzo San Giorgio di ritenerli colpevoli di abuso d’ufficio e truffa per essersi appropriati di oltre 1,5 milioni di euro, è solo l’ultimo – in ordine di tempo – dei grattacapi che abbiano procurato all’Ente di cui sono dipendenti e a chi lo gestisce. Anche perché, di fare quello che viene loro indicato sembrano proprio non volerne sapere.

LA LUNGA BATTAGLIA CON LA DIRIGENZA Del resto, con Giuseppe Falcomatà non è mai stato amore. Quelli che fin dallo scioglimento sono stati identificati come uno dei principali ostacoli alla reale bonifica del Comune da ingerenze mafiose e non solo, hanno occupato i pensieri del sindaco fin dalla campagna elettorale. Già da allora, Falcomatà annunciava di essere pronto ad uno stravolgimento profondo della macchina amministrativa e tuonava contro i limiti imposti dalla legge alla concreta facoltà di farlo. Da sindaco, ci ha provato. Dopo averla a lungo annunciata – se non minacciata – nel luglio 2015 la cosiddetta rivoluzione amministrativa è stata avviata. Una delibera ha dato il via ad una riorganizzazione profonda della struttura dei dipartimenti di settore e delle deleghe ad essi assegnati, contestualmente ad una rotazione degli incarichi. Una mossa che non è piaciuta a molti, ma ha convinto ad adeguarsi i più. Almeno formalmente.

GIU’ LE MANI DAI PROCEDIMENTI Per molti mesi infatti, nonostante per ordine del sindaco i dirigenti avessero cambiato deleghe e settore di competenza, hanno mantenuto salde le mani sui procedimenti loro assegnati. Per questo motivo, il 23 marzo 2016, il segretario generale Giovanna Antonia Acquaviva è stata costretta a scrivere a tutti, ricordando loro la delibera che li ha obbligati a lasciare gli antichi settori. «Nella medesima deliberazione – si legge in quella nota – è stato precisato che i dirigenti dovessero procedere entro quindici giorni al passaggio delle consegne nei confronti del nuovo incaricato» ma – è costretta a sottolineare Acquaviva – «a tutt’oggi risulta che non tutti i dirigenti abbiano proceduto ad una completa “consegna” dei procedimenti, non consentendo pertanto una rotazione effettiva ed efficace». A maggior chiarezza, il segretario generale specifica che «la “consegna” si riferiva a tutti i procedimenti che erano in corso e necessariamente anche a quei procedimenti in cui il dirigente rivestiva l’incarico di Rup».

NON C’E’ PEGGIOR SORDO Passano due settimane e nessuno risponde. O meglio, lo fanno in pochi. Michele Pulella, nuovo dirigente del settore Pianificazione Urbana comunica che «non essendo al tempo in servizio presso questa amministrazione, l’unico procedimento nel quale rivesto la carica di Rup è il piano strutturale comunale per competenza di settore». Lo stesso giorno, il suo predecessore, Pasquale Nucera assicura di aver già provveduto alle rituali consegne, allegando la nota con cui il 6 novembre ha diligentemente messo al corrente Pullella dell’attività amministrativa in tema di edilizia privata, controllo del territorio e condoni edilizi. Un giorno dopo di loro, il 24 marzo, si fa vivo invece Demetrio Barreca. L’ex responsabile del settore Programmazione economica e finanziaria, informa di aver già provveduto nell’ottobre 2015 a passare le consegne al suo successore, Umberto Giordano, «in un clima di serena e proficua collaborazione». Dagli altri, silenzio.

IL SEGRETARIO TORNA ALLA CARICA L’invito di Acquaviva diventa più perentorio. Il 5 aprile, con una seconda nota, molto meno conciliante della precedente il segretario chiarisce che tutto deve avvenire- «entro e non oltre il 08.04.2016», termine per il quale «non sono ammessi ritardi». E anche se in ritardo, uno dopo l’altro i dirigenti si allineano. Il 12 aprile si manifestano con una nota striminzita Maria Luisa Spanò e Francesco Barreca, avvicendatisi nei rispettivi settori. Lei comunica di aver ceduto la responsabilità dei procedimenti del settore Affari Generali e Sviluppo Economico per assumere quella relativa al settore Welfare, e lui, viceversa, di non essere più rup di procedimenti relativi al settore Welfare e di aver acquisito i procedimenti che erano stati della Spanò. Un giorno dopo, il 13 aprile, l’ex dirigente del settore Ambiente Carmela Stracuzza, si decide infine ad inviare la lista dei procedimenti in precedenza sotto il suo controllo ai tre settori che li hanno ereditati: Ambiente, Pianificazione Urbana, Cultura e Sport. Insomma, volenti o nolenti, tutti si allineano. Ma non tutte le risposte dei dirigenti sono conformi alle aspettative e ai piani dell’amministrazione

IL DIRIGENTE RECALCITRANTE Quasi allo scadere dell’ultimatum di Acquaviva, si manifesta anche Marcello Cammera, in passato potentissimo dirigente dei Lavori pubblici, spedito ad occuparsi di Cultura e Sport. E al segretario risponde sostanzialmente picche. Contrariamente ai colleghi, che più o meno puntualmente si sono rassegnati a consegnare i procedimenti di cui erano responsabili, Cammera non ha intenzione di adeguarsi. Alla nota del segretario generale ribatte con una lunga dissertazione giuridica con cui intende «schiarire» (sic) di non essere obbligato a consegnare proprio niente. «In quanto unico dirigente tecnico di ruolo e rup di due interventi ancorata alla predetta disciplina in materia di lavori pubblici incardinati nel settore di provenienza (servizi tecnici) – scrive Cammera – ho ritenuto e ritengo che tale funzione, per il sol fatto di essere stato assegnato ad altro settore, rimanga esclusa dalla fase di passaggio di consegne».

LEGGE PER TUTTI, MA NON PER ME In sintesi, l’ex “signore” dei Lavori pubblici sostiene che, in quanto “tecnico di ruolo”, nulla lo obblighi a cedere la responsabilità dei procedimenti di cui aveva assunto la responsabilità prima di essere defenestrato. Al contrario – afferma – sarebbe illegittimo assegnarli ad un “tecnico in servizio”, perché «la ratio della norma è quella di privilegiare in prima battuta la ricerca di professionalità adeguate tra i dipendenti di ruolo, e solo dopo aver dimostrato l’effettiva carenza, di procedere al reperimento di eventuali professionisti al momento in servizio presso l’Ente». Anzi, sottolinea il dirigente, dalla norma si deve dedurre «non soltanto che resta escluso l’affidamento delle funzioni di rup a soggetti estranei all’amministrazione pubblica, ma anche che non sia neppure ammissibile che l’incarico sia svolto da un professionista esterno che (ed ancorché) intrattenga con l’ente un rapporto di servizio a tempo determinato». All’incentivo del 2% sull’importo dei lavori – tanto più goloso, quanto più importante è l’appalto – Cammera non fa menzione. Tanto meno specifica quali siano i due procedimenti cui tiene tanto. Per lui è una questione di principio. È necessario – sottolinea  – «che sussista un rapporto di immedesimazione organica con l’Ente». Lui, tecnico di ruolo – sostiene orgoglioso – lo ha. E «a scanso di equivoci» lo ribadisce. In chiusura infatti, solennemente dichiara: «Ritengo mio diritto – dovere fondamentale di dirigente di ruolo tecnico (a far data dal mese di marzo dell’anno 2001) la libera esplicazione della mia personalità e professionalità, proseguendo nella qualificazione dell’attività prestata nell’interesse dell’Ente». Insomma, la risposta alle sollecitazioni del segretario è inequivocabile: picche.

RISPOSTE IRRITUALI E IRRICEVIBILI Non è dato sapere quale sia stata la reazione del segretario Acquaviva nel leggere la piccata dissertazione di Cammera. Di certo, si può ipotizzare senza gran margine di errore, che non abbia gradito. Nel giro di tre giorni, dall’ufficio del segretario parte una nota al vetriolo. In una decina di righe, il segretario polverizza le argomentazioni del dirigente a colpi di norme e sentenze, rivendic
a l’operato dell’amministrazione e bacchetta il recalcitrante dirigente, sottolineando «è quanto meno “irrituale” da parte sua mettere in discussione la normativa di settore e la professionalità e la competenza del dirigente nominato». E di certo, il segretario non demorde. Al contrario. «Sicura di non dover più ritornare sull’argomento – sottolinea – la invito ad ottemperare senza ulteriori indugi alla consegna definitiva di tutti i procedimenti afferenti al settore Lavori pubblici». Del resto, conclude non senza sarcasmo il segretario, «la sua professionalità potrà certamente esprimersi adeguatamente nel nuovo settore di competenza». Auspici, frecciatine e richiami cui fino ad ora Cammera pare abbia fatto orecchie da mercante, conservando gelosamente i procedimenti di cui è rup.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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