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Il passo indietro di Miss Platì

PLATÌ Platì sedotta, Platì abbandonata. Lasciata al suo destino dal Pd, da Renzi e, soprattutto, da lei, Anna Rita Leonardi, la sindaca designata, la leopoldina benedetta dal premier, la «ragazza c…

Pubblicato il: 06/05/2016 – 10:32
Il passo indietro di Miss Platì

PLATÌ Platì sedotta, Platì abbandonata. Lasciata al suo destino dal Pd, da Renzi e, soprattutto, da lei, Anna Rita Leonardi, la sindaca designata, la leopoldina benedetta dal premier, la «ragazza che ha sfidato la ‘ndrangheta». Miss Platì, dopo un anno di bombardamento mediatico, di annunci continui, di passerelle a convention e assemblee nazionali, di interviste in tv, si ritira dalla corsa. Non diventerà sindaco. Anzi, nemmeno ci proverà. Il suo forfait arriva sul filo di lana, a poche ore dal termine entro cui presentare le liste. «Giorni fa – scrive Leonardi sul suo profilo Facebook – a seguito di alcuni elementi emersi, sono stata convocata ad una riunione a Roma ed insieme ai vertici del partito, abbiamo dovuto constatare che non c’erano più le condizioni politiche e di agibilità per svolgere serenamente la campagna elettorale. Questa scelta nasce anche a seguito di alcune vicende che, da un anno e per un anno, continuano a perdurare sul territorio Platiese. Vicende che rendono queste elezioni, ancora oggi, non un alto momento politico, ma una farsa degna del peggiore sceneggiatore. Anche alla luce di questa consapevolezza, ascoltati cittadini e candidati, ho ritenuto doveroso fare un passo indietro».

NIENTE NOMI In realtà, Leonardi non ha mai avuto una rosa di nomi su cui puntare. Il suo progetto politico, al di là della capziosa rappresentazione veicolata attraverso social e interviste “morbide”, non ha convinto i platiesi. Pochissimi i giovani (quattro in tutto) che hanno voluto sposare la causa della reggina venuta – a suo dire – per portare la democrazia nel paese più volte sciolto per mafia, dei sindaci uccisi a colpi di lupara, dove l’anno scorso non si sono tenute le elezioni per mancanza di candidati.

AI RIPARI Leonardi, tra un’ospitata e l’altra, tra un post motivazionale su Facebook e un selfie con l’Aspromonte sullo sfondo, ha così trovato il tempo per chiedere aiuto. E si è rivolta ai vertici del suo partito, provinciali, regionali e nazionali (lo avevamo raccontato qui). Quasi una supplica, la sua: «Ho bisogno di candidati». Del caso si occupa, su sollecitazione romana, anche il segretario calabrese Ernesto Magorno. Che incarica Giovanni Puccio, segretario organizzativo del partito, di seguire da vicino la composizione delle liste. 
Arrivano i soccorsi. Si tiene una riunione riservata a Reggio, c’è anche il segretario e capogruppo dem in Consiglio, Sebi Romeo. Viene sondato il terreno, si valutano eventuali candidature, si cerca silenziosamente una via d’uscita all’impasse. Leonardi freme, il partito cerca di aiutarla come può. Ma nessun maggiorente o anche semplice militante dem sembra disposto a scendere il campo al fianco di un’aspirante sindaca di fatto “autocandidata”, che non ha avviato un preventivo dialogo con i quadri locali e che ha invece preferito farsi “incoronare” dal premier-segretario sul palco della Leopolda, saltando tutte le liturgie politiche. «In questo pasticcio ci si è messa da sola e da sola deve uscirne», sussurrano i dirigenti del Pd. Magorno e Puccio, però, sanno che Renzi, in questa faccenda, ci ha messo la faccia. E allora si rivolgono ai Giovani democratici di Mario Valente. La richiesta è sempre la stessa: fornire candidati da inserire nella lista di Leonardi. Ma anche i Gd rispondono picche, nessuno dà la sua disponibilità. La Federazione provinciale del Pd, a questo punto, si defila completamente e alla candidata sindaca appoggiata da Renzi non concede nemmeno l’uso del simbolo. 
La clessidra è implacabile. Nel frattempo Ilaria Mittiga, figlia dell’ex sindaco Francesco, annuncia la sua candidatura. «Sarà lei, dunque la mia sfidante», commenta Leonardi. «Sono lieta che, finalmente, dopo un anno e a pochi giorni dalla presentazione delle liste, sia arrivata un’ulteriore candidatura alla mia». Ma è un’affermazione ottimistica: la lista “sponsorizzata” e poi scaricata dal Pd è un cantiere mai completato.

GLI ULTIMI GIORNI Il countdown è inesorabile. Mercoledì scorso l’incontro risolutivo (e conclusivo) a Roma. Leonardi, accompagnata da Magorno, incontra il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. La giovane dirigente viene messa al corrente del fatto che il Pd non vuol più spendersi per lei. Troppo rischioso mettere i piedi nel pantano Platì, soprattutto ora che il partito rischia di essere travolto da altri scandali in giro per l’Italia: l’arresto del sindaco Uggetti a Lodi, l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del presidente campano Graziano, la condanna per evasione fiscale di Soru in Sardegna. Troppo pericoloso investire uomini e risorse nel piccolo paese aspromontano, anche alla luce del fatto che un anno di lavoro non è servito a Leonardi per comporre una squadra di 12 persone da sottoporre al giudizio degli elettori. Miss Platì decide di fare il passo indietro.

EXIT STRATEGY Ora cerca un modo onorevole per uscire di scena. E fino alla fine si comporta come il capitano che vuole abbandonare per ultimo la nave. Infatti ad annunciare per primi il ritiro sono i quattro candidati che avevano deciso di stare nella sua lista, i soli: Alfonso Romeo, Rocco Garreffa, Lucia Romeo ed Elisa Raco. Il loro comunicato di addio è criptico: esaltano il lavoro della candidata sindaco ma parlano pure di una serenità che «è venuta meno»; spiegano che «diventa inutile lavorare fino alle ultime 24 ore dalla presentazione delle liste, con alle spalle “voci di popolo” che ipotizzano la nascita di probabili candidati, senza volti concreti»;  fanno dietrologia:  «Dal nulla sembra venire fuori uno strano congegno che partorisce, senza alcuna gestazione, un continuo di nomi da proporre e contrapporre, senza un programma o un progetto politico che li rappresenti. Tutto in silenzio e tutto al buio». 

BYE BYE PLATÌ Infine, il ritiro della leopoldina. Dopo un anno di pubblicità sulle disgrazie del paese già abbandonato dallo Stato e dalla democrazia. Leonardi ha ottenuto il massimo senza pagare dazio. È diventata un personaggio della politica, una paladina dell’impegno civico, senza nemmeno la necessità di far fronte a un’eventuale sconfitta elettorale. O, al contrario, di misurarsi con la difficoltà di amministrare una realtà oltremodo complessa. Bye bye Platì, è stato davvero bello.      

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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