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Il Pd alza bandiera bianca nei Comuni di frontiera

COSENZA Alza bandiera bianca il Partito democratico. Rinuncia alla battaglia elettorale in centri della Locride dove il ritorno della democrazia potrebbe rappresentare il primo passo verso il ripri…

Pubblicato il: 06/05/2016 – 20:08
Il Pd alza bandiera bianca nei Comuni di frontiera

COSENZA Alza bandiera bianca il Partito democratico. Rinuncia alla battaglia elettorale in centri della Locride dove il ritorno della democrazia potrebbe rappresentare il primo passo verso il ripristino della normalità. «Se San Luca è il cuore delle cosche, Platì ne è la mente», ama ripetere il neo procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri.
A qualche ora dalla chiusura del termine per la presentazione di liste e candidati a San Luca rimarrà tutto come prima: nessuno vuole diventare sindaco o consigliere comunale, il turno elettorale passerà invano e in paese rimarranno ancora i commissari del Viminale. A Platì, invece, la candidata designata nel corso dell’ultima Leopolda da Matteo Renzi ha fatto un passo indietro. Molla tutto Anna Rita Leonardi, e nel farlo lancia oscuri presagi: «Queste elezioni sono una farsa degna del peggiore sceneggiatore». Altro non aggiunge, la giovane dem. Ma c’è quanto basta per alimentare un clima di sospetti e retropensieri. C’è chi sussurra che la decisione sia stata in qualche modo “suggerita” dal Nazareno, dai vertici di quel partito che avrebbe dovuto riportare i platiesi alle urne dopo gli anni dei commissari.
Quando lo scorso anno Leonardi annunciò la sua candidatura a sindaco, a ruota la seguirono i parlamentari Ernesto Magorno ed Enza Bruno Bossio: «Siamo pronti a scendere in campo affinché Platì non sia l’epilogo della sopraffazione mafiosa ma la prova della forza della democrazia e della legalità». Gli annunci sono rimasti lettera morta. E adesso il Pd dovrà provare a spiegare realmente i motivi di un disimpegno così plateale. Potrebbe farlo la presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi, che proprio grazie ai voti dei calabresi è tornata nel 2013 a Montecitorio, e potrebbe provarci soprattutto il segretario regionale del Pd Magorno. Che sin dal giorno della sua elezione al vertice del partito ha posto il tema della legalità in testa alla sua agenda.
Che dire poi della magra figura rimediata dai dem a Rosarno? Nella città di Peppino Valarioti, segretario del Pci ucciso nel 1980 dalla ‘ndrangheta, il Comune sarà al centro di una contesa tra forze di centrodestra. Anche qui il Pd non sarà presente sulla scheda elettorale. Chi conosce bene le vicende locali assicura che la mancata partecipazione alla competizione va addebitata alle spaccature interne. I vertici regionali e provinciali hanno inviato ad aprile un commissario con il compito di rimettere assieme i cocci di un partito uscito con le ossa rotta dalla fine (traumatica) dell’esperienza guidata da Elisabetta Tripodi, la sindaca antimafia mandata a casa anzitempo dalla sua maggioranza.
I veleni non cancellano, tuttavia, il disastro politico che qui si è consumato. Rosarno, Platì e San Luca, in fondo, sono tre facce delle stessa medaglia. Tre centri della provincia di Reggio Calabria nei quali la presenza della ‘ndrangheta è imponente. Qui, laddove forse ce n’era più bisogno, il Pd ha rinunciato a esercitare quel ruolo di corpo intermedio tra istituzioni e cittadini. Prenda appunti il premier-segretario. E prendano appunti i vari Lotti e Guerini: in alcune periferie calabresi il concetto di democrazia compiuta è ancora solo una bella espressione.

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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